Roma – 26 marzo 2012 – Rafael può vivere finalmente con suo marito Flavio, senza paura di un’espulsione. Ora ha un permesso di soggiorno “per motivi familiari”, grazie a una sentenza storica che sancisce che una coppia omosessuale sposata all’estero ha il diritto di rimanere unita anche in Italia.
È arrivato in questi giorni, con il rilascio del permesso da parte della Questura di Reggio Emilia, il lieto fine delle peripezie legali di un uruguayano e un italiano che si erano sposati in Spagna. Lo scorso 13 febbraio Rafael aveva infatti vinto il ricorso presentato al Tribunale dopo che la Questura gli aveva negato il documento perchè in Italia il matrimonio gay non è riconosciuto.
L’uruguayano, sostenuto dall’associazione radicale Certi Diritti, non chiedeva la trascrizione del matrimonio, materia che con il diritto di famiglia è di competenza esclusiva dei singoli Stati dell’Ue. Chiedeva però l’applicazione delle norme che regolamentano la libera circolazione dei cittadini europei e dei loro famigliari. E il Tribunale gli ha dato ragione.
Nel ricorso si era fatto riferimento alla sentenza n. 1328/2011 della Corte di Cassazione. Questa afferma che la nozione di “coniuge” prevista dall’art. 2 d.lgs. n. 30/2007 deve essere determinata alla luce dell’ordinamento straniero in cui il vincolo matrimoniale è stato contratto e che lo straniero che abbia contratto in Spagna un matrimonio con un cittadino dell’Unione dello stesso sesso deve essere qualificato quale “familiare”, ai fini del diritto al soggiorno in Italia.
C’era poi un richiamo alla sentenza della Corte costituzionale n. 138 del 2010 che afferma, tra l’altro, che l’unione omosessuale, “intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso”, spetta “il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia” e che il “diritto all’unità della famiglia che si esprime nella garanzia della convivenza del nucleo familiare (…) costituisce espressione di un diritto fondamentale della persona umana”.
“Il rilascio del documento a Rafael da parte della Questura di Reggio Emilia – commenta Certi Diritti – è il primo documento nella storia italiana che dà efficacia al riconoscimento dello status famigliare delle coppie omosessuali, un altro grande passo di civiltà per il superamento delle diseguaglianze e delle discriminazioni”.