La Consulta dichiara illegittimo e annulla il giro di vite della Regione. Risarcimenti per chi ha chiuso?
Milano – 30 ottobre 2008 – La legge regionale sui phone center, che da oltre due anni complica la vita ai titolari di queste attività in Lombardia, è incostituzionale. A dichiararne l’illegittimità (e quindi ad annullarla) è una sentenza della Corte Costituzionale depositata il 24 ottobre.
La Consulta ha risposto così alle eccezioni di incostituzionalità sollevate dal Tar della Lombardia di fronte ai ricorsi presentati da diversi gestori di phone center, costretti a chiudere i loro negozi perché non erano in regola con la nuova legge.
Per ottenere l’autorizzazione dal Comune prevista dalla legge regionale 6/2006, servivano ad esempio due bagni (tre nei locali che superano i 60mq) e una sala d’aspetto. Per svolgere l’attività di phone center, si doveva poi rinunciare a tutte le altre (es. money trasfert, spedizione pacchi ecc.). Non tutti ce l’hanno fatta ad adeguarsi e anche aprire nuovi negozi è diventato molto più difficile.
I giudici della Consulta hanno puntato il dito proprio contro l’autorizzazione prevista dalla legge, sottolineando che è lo Stato a dover legiferare sui servizi di comunicazione e non la Regione. Quest’ultima sosteneva, ma i giudici le hanno dato torto, che i phone center vanno intesi semplicemente come attività commerciali e che quindi possono essere regolamentati da una legge regionale.
Annullata la legge, la Regione Lombardia rischia una valanga di richieste di risarcimenti. Chi ha dovuto chiudere il phone center per delle regole incostituzionali vorrà probabilmente presentare il conto.
Scarica la sentenza 350/2008 della Corte Costituzionale
Elvio Pasca