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Pillola anti covid, Merck: “Ridotti del 50% decessi e ricoveri”

Roma, 1 ottobre 2021 – Merck ha fatto sapere tramite una nota che chiederà l’autorizzazione alla Fda per l’utilizzo della pillola anti Covid 19. La sfida tra la casa farmaceutica e Pfizer si sta accendendo sempre di più: Merck, infatti, ha già pubblicato i primi risultati della sperimentazione che sembrano dimostrare una riduzione del 50% del rischio di ospedalizzazione e dei decessi delle persone infettate, se la pillola viene assunta in fase precoce.

Pillola anti covid, gli studi

Se la Fda dovesse autorizzare il suo utilizzo, la pillola anti covid sarebbe il primo farmaco antivirale specifico per il covid utilizzato su larga scala. E si tratterebbe di due piccole capsule marroni da ingerire due volte al giorno per cinque giorni consecutivi. Secondo l’azienda, entro la fine dell’anno dovrebbe riuscire a realizzare 10 milioni di cure. Visti gli sviluppi, gli Stati Uniti stanno già effettuando l’acquisto anticipato di 1,7 milioni di cicli di trattamento al costo di 1,2 miliardi di dollari. “Fantastica notizia. Merck ha appena annunciato che un suo nuovo farmaco, somministrato precocemente ai pazienti a rischio con Covid-19, dimezza il rischio di ospedalizzazione e di morte. Per la precisione tra i pazienti che hanno preso il farmaco nessuno è morto”, ha commentato il virologo Roberto Burioni.

“Il molnupiravir, la pillola antivirale prodotta da Merck, se somministrato nella prima fase della malattia, potrebbe ridurre l’ospedalizzazione. E’ un antivirale in senso stretto, diversamente dagli altri tre farmaci appena approvati dall’Aifa che regolano la risposta antinfiammatoria. Il molnupiravir è il primo farmaco che agisce contro il virus. L’altro che avevano a disposizione, il Remdesivir, non era così specifico. Al momento il profilo di sicurezza è molto buono. L’importanza di avere un farmaco di questo tipo sta nel fatto che oggi si può pensare a terapie in combinazione. Immaginare percorsi terapeutici più efficaci. Cominciamo ad avere un arsenale da gestire. E’ un passo avanti importante”, ha sottolineato inoltre Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia.

Nella corsa alla pillola anti covid c’è anche Pfizer, che a breve avvierà la sperimentazione di media-lunga durata per testare il suo farmaco orale per la prevenzione dal virus tra chi è già stato infettato, impedendo, come fanno i vaccini, che la malattia diventi grave.

La sperimentazione

Di fatto, la pillola anti covid sarebbe una vera e proprio svolta: rispetto agli anticorpi monoclonali che sono costosi, difficili da produrre e da trasportare, darebbe l’accesso alle cure a un numero nettamente superiore di persone.

La sperimentazione della pillola anti covid ha coinvolto 775 persone con malattia lieve o moderata. I partecipanti avevano almeno un fattore di rischio grave, come l’età avanzata o l’obesità, e hanno iniziato il regime farmacologico entro cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi (senza essere vaccinati). La metà dei partecipati ha ricevuto il farmaco, l’altra metà il placebo. Al momento non sono stati segnalati decessi tra coloro che hanno ricevuto il farmaco, ma sono stati registrati 8 morti tra le persone che hanno ricevuto il placebo. Il tasso di ospedalizzazione e morte nelle persone a cui è stato somministrato il farmaco è stato del 7,3%, circa la metà del livello di coloro che hanno ricevuto un placebo.

Gli esperimenti di laboratorio e sugli animali suggeriscono che la pillola potrebbe essere efficace contro varianti note, inclusa Delta. A differenza dei vaccini o degli anticorpi che prendono di mira proteine specifiche sulla superficie del virus, la pillola anti covid infatti agisce introducendo errori genetici che alterano il codice genetico del coronavirus. Questo significa che potrebbe essere più resistente alle mutazioni e potrebbe persino funzionare su altri coronavirus o virus a RNA.

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