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Pollastrini: “Sì al permesso per le donne vittime di soprusi e violenze”

Audizione del ministro per le Pari Opportunità di fronte alla Commissione Schengen. "Amato è d’accordo"

ROMA – Bisogna, a breve termine, rendere possibile la concessione del permesso di soggiorno alle donne immigrate che hanno il coraggio di denunciare soprusi o violenze da parte dei loro familiari. Ne è convinta il ministro per i diritti e le pari opportunità, Barbara Pollastrini, ascoltata oggi pomeriggio dalla Commissione parlamentare di controllo sul trattato di Schengen e sull’immigrazione. Dalla Commissione è arrivata ieri una proposta in questa direzione.

"Ho trovato Giuliano Amato sensibile su questo tema – ha riferito la Pollastrini al termine dell’audizione – alle donne migranti che vogliono liberarsi dalla schiavitù, di qualunque tipo, deve essere riconosciuto il diritto alla tutela e, se ci sono le condizioni, alla cittadinanza. E Amato si è detto d’accordo". "E’ in atto una discussione delle leggi sull’ immigrazione e sulla cittadinanza – ha aggiunto il ministro – e questo potrebbe essere inserito in una delle due normative. Il punto sono le regole, e la certezza che questa possibilità non sia usata per altri fini".

Le attuali norme in materia di soggiorno, secondo la Pollastrini, non offrono adeguate tutele alle immigrate di seconda generazione che trovino la forza di denunciare un parente violento.

Una donna titolare di permesso di soggiorno per motivi familiari "rischia – ha detto il ministro – di scivolare nell’irregolarità e di incorrere nell’espulsione se denuncia un familiare e se ne separa, perché facilmente non sarà in possesso dei requisiti, alloggio e lavoro, richiesti per un titolo autonomo di soggiorno". Occorre aggiungere che spesso queste persone vengono ricattate dai familiari con la minaccia del sequestro dei documenti. Bisogna dunque "tendere una mano a queste donne", convertendo automaticamente, in quei casi, il permesso rilasciato per motivi familiari in permesso motivato da esigenze di protezione, umanitarie, lavoro o studio".

(4 luglio 2007)

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