Roma, 19 agosto 2011 – Le gare per acquistare gli immobili di Poste italiane sono tutte da rifare. E’ quanto ha stabilito ieri il tribunale di Brescia che ha decretato “discriminatorio” il bando che metteva in vendita alloggi di proprietà di Poste Italiane – 22 tra Brescia, Novara, Vercelli, Catanzaro, Bologna, Milano, Ferrara, Verona – ma che inseriva tra i requisiti la cittadinanza italiana.
Alla luce di tale sentenza il bando sarà nuovamente riaperto e modificato. La decisione arriva dopo il parere dell’UNAR che già in luglio si era espresso negativamente in merito ai contenuti discriminatori del bando di vendita di appartamenti da parte di Poste Italiane che si avvaleva della legge 560 del 24 dicembre 1993 che imponeva l’obbligo della cittadinanza italiana per partecipare a bandi di gare per l’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Secondo il giudice Maria Grazia Cassia della prima sezione del tribunale di Brescia, che ha sposato a pieno la difesa l’accusa di Camera del lavoro, Fondazione Piccini e Asgi, Poste Italiane avrebbe fatto riferimento ad una “normativa ormai superata”.
La normativa in questione infatti, non prende in considerazione gli sviluppi derivanti dall’evoluzione del diritto dell’Unione europea e della normativa nazionale sull’immigrazione, per cui i cittadini di Stati membri dell’Unione europea e i loro familiari sono equiparati ai cittadini nazionali in materia di accesso all’alloggio per gli effetti delle norme dei trattati europei sulla cittadinanza europea, sulla parità di trattamento e sulla libera circolazione, mentre i cittadini di Stati terzi, se regolarmente soggiornanti ed in possesso della carta di soggiorno e se esercitanti attività lavorativa, godono ugualmente del principio di parità di trattamento con i cittadini nazionali in materia di accesso all’edilizia residenziale pubblica.
A seguito dell’emanazione di tale bando Asgi e la Fondazione Piccini di Brescia avevano presentato una denuncia parlando appunto di discriminazione, denuncia presentata sia a Poste Italiane che all’Ufficio nazionale anti-discriminazione.
A seguito di tale esposto l’UNAR aveva decretato come la disciplina di gara di Poste Italiane s.p.a. poteva essere considerato “un atto a contenuto discriminatorio, laddove subordinava la partecipazione all’asta pubblica per la compravendita degli alloggi al requisito della cittadinanza italiana, senza specificare le motivazioni oggettive e ragionevoli a sostegno di tale requisito”.
Soddisfatto della sentenza l’avvocato Guarisio di Asgi che su Repubblica dichiara “Poste Italiane era palesemente in errore”.
M.I.