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Poste vende case, ma non agli immigrati

All’asta appartamenti in tutta Italia, ma per partecipare ci vuole la cittadinanza tricolore. Asgi e Cgil chiedono l’intervento dell’Ufficio Antiscriminazioni, Belisario (Idv): “Operazione di stampo razzista”

Roma – 11 luglio 2011 – Poste Italiane fa affari con gli immigrati, e non solo con il money transfer o attraverso i servizi postali e bancari offerti anche agli utenti italiani. È infatti tramite i suoi sportelli che si chiede il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno e ogni domanda frutta trenta euro al gruppo guidato da Massimo Sarmi.

Eppure, quando deve vendere il patrimonio immobiliare, Poste Italiane non vuole clienti stranieri.

Lo scrive nero su bianco nel bando che mette all’asta diciassette appartamenti a Brescia, Ferrara, Novara, Taranto, Vercelli e Verona. Potranno partecipare: “persone fisiche in possesso dei requisiti previsti dalle norme vigenti per non incorrere nella decadenza dal diritto all’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica, ed in particolare – si legge nell’avviso – cittadinanza italiana”.

La Cgil di Brescia  e l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione ritengono che questa sia una discriminazione, anche perché il Testo Unico sull’Immigrazione spiega chiaramente che gli immigrati regolari con carta di soggiorno o con un permesso biennale sono equiparati agli italiani nell’accesso alla case popolari. Hanno quindi presentato un esposto contro Poste e chiesto l’intervento dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.

Intanto, il caso arriva anche in Parlamento.  Secondo il capogruppo dell’Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario, ”da parte di Poste italiane e’ in atto un’insopportabile discriminazione. E’ chiaro che siamo di fronte a un’operazione di stampo razzista su cui e’ bene – promettere il parlamentare – intervenire immediatamente”.

Elvio Pasca

 

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