in

Primo maggio, festa degli immigrati

Per una volta lasciate perdere le statistiche, pensate solo alle facce dei vostri colleghi…

Rimarranno a casa a prender fiato, usciranno per incontrare qualche amico, si stenderanno nei parchi a godere un po’ di sole. Se non hanno i diritti garantiti da un permesso di soggiorno, forse non si accorgeranno nemmeno che è arrivato il primo maggio.

Gli immigrati sono qui per il più banale e rassicurante dei motivi: lavorare, guadagnare quanto serve per vivere, costruire per sé e per i propri figli un futuro migliore. Anche a costo di lasciare per sempre in patria il calore degli affetti e la serenità di non sentirsi stranieri.

Per una volta lasciate perdere le statistiche, quelle che dicono che ormai sfiorano il dieci per cento della forza lavoro e sono i protagonisti di un quinto delle nuove assunzioni. Mettete da parte le  centinaia di migliaia di richieste che famiglie e imprese si ostinano a presentare nonostante i flussi d’ingresso siano un terno a lotto. 

Dimenticate anche i numeri neri dell’Inail sugli immigrati che si infortunano e muoiono più degli italiani perché fanno lavori più rischiosi, perché ignorano o spesso sono costretti a ignorare le norme base sulla sicurezza. Mettete la sordina a chi agita la paura dell’immigrato perché non ha più altro da dire o da dare. 

Pensate solo alle facce dei vostri colleghi e alle prove che hanno dovuto superare per sedersi accanto a voi. Chiedetevi allora che faccia ha il lavoro e che senso ha la festa dei lavoratori. E saprete a chi augurare un buon primo maggio. Il nostro lo dedichiamo agli stranieri in Italia. E voi?

Elvio Pasca 

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]

Burritos messicani

Silvia Cornejo, la giovane regina peruviana