Alfano: "Il sistema di accoglienza non può fare a meno di strutture temporanee. Altri 10 mila posti nello SPRAR"
Roma – 29 luglio 2015 – 86 mila persone soccorse nel Mediterraneo o comunque arrivate sulle nostre coste con i barconi oggi sono ospiti di strutture di accoglienza in Italia.
Si tratta di strutture soprattutto "temporanee", come quelle che hanno scatenato le proteste tra i residenti di Quinto, vicino Treviso, o di Casale San Nicola, alla periferia nord di Roma. Strutture delle quali, al momento, non si può fare a meno, piaccia o no a chi se le ritrova vicino casa o a chi strumentalizza le paure dei cittadini per lanciare campagne demagogiche contro l'accoglienza.
È stato il ministro dell'Interno Angelino Alfano a fare stamane il punto della situazione in un'audizione davanti alla "Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione".
Tra quelle 86 mila persone, ha spiegato il titolare del Viminale, 9.000 si trovano oggi nei tredici centri governativi di primo soccorso e accoglienza (CPSA) e nei dieci centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA). Altre 20.000 sono nelle strutture del Sistema di Protezione Rifugiati e Richiedenti Asilo (SPRAR), gestito dai Comuni con oltre 450 progetti attivati, ma ben 57 mila sono nei centri di accoglienza temporanea.
"Il sistema di accoglienza – ha detto Alfano – non può fare a meno di strutture temporanee. Una precisazione che ritengo utile come risposta a coloro che ritengono che la ricerca dei posti derivi da una improvvisazione del sistema".
Il modello al quale si punta è però lo SPRAR che il governo vorrebbe allargare. "Da quando mi sono insediato i posti sono saliti da 3.000 a 20.000, cui si aggiungeranno con i nuovi bandi altri 10.000 posti", ha annunciato il ministro, invocando però una “leale collaborazione con Regioni e Comuni”. L'obiettivo è una ripartizione in tutta la Penisola, che non penalizzi solo alcune Regioni, come oggi succede con la Sicilia.
Stamattina si è parlato anche degli sforzi per velocizzare l'esame delle domande d'asilo, un modo per distinguere chi ha diritto alla protezione e quindi può rimanere in Italia, da chi è un immigrato irregolare e quindi va rimpatriato. Le Commissioni territoriali, ha spiegato Alfano, sono aumentate da 20 a 50 e "questo con lo snellimento delle procedure ha consentito un aumento del 52% delle domade esaminate che nel periodo che va dall'inizio dell'anno al 24 luglio scorso sono state complessivamente 24.219".