Roma – 25 agosto 2014 – L’Italia deve fare una cernita tra le migliaia di persone che stanno arrivando sulle sue coste: accogliere e proteggere chi sfugge da guerre e persecuzioni, rimandare indietro chi ha tentato di arrivare qui irregolarmente senza una giustificazione.
Per questo motivo, il governo ha deciso di velocizzare l’iter delle domande di protezione internazionale, potenziando, con il decreto legge 119/2014 appena arrivato in Gazzetta Ufficiale, le commissioni che decidono chi ha diritto a rimanere qui e chi no.
Le commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, quelle che esaminano le domande d’asilo, passano da dieci a venti e vengono incardinate nelle prefetture. Praticamente ce ne potrà essere una in ogni regione italiana. Inoltre potranno articolarsi in trenta diverse sezioni. Un potenziamento finanziato con circa dieci milioni di euro all’anno.
Se il richiedente asilo verrà trasferito da un centro d'accoglienza a un altro, la competenza per l’esame della domanda passerà alla commissione che ha la competenza sul luogo di destinazione, ma sarà possibile anche assegnare la competenza tenendo conto del carico di lavoro di ogni commissione territoriale, in modo da non creare sovraccarichi. Quando però c’è già stato il colloquio, rimarrà competente commissione di fronte alla quale si è svolto.
Per il colloquio è prevista una procedura più snella, perché verrà sostenuto di norma davanti a un solo commissario, che poi chiederà ai suoi colleghi di deliberare. Su richiesta dell’interessato o del presidente si potrà svolgere davanti alla commissione al completo.
Il decreto incrementa poi di 50,8 milioni di euro per il 2014 il Fondo Nazionale per le plitiche e i servizi dell’asilo, in modo da permettere l’ampliamento del sistema di accoglienza della rete Sprar, gestita dai Comuni. Altri 62,7 milioni di euro vanno invece quest’anno al ministero dell’interno per “fronteggiare le esigenze straordinarie connesse all’eccezionale afflusso di stranieri sul territorio nazionale”.
Infine, un aiuto a tredici comuni siciliani che più hanno sentito l’impatto degli sbarchi. Agrigento, Augusta, Caltanissetta, Catania, Lampedusa, Mineo, Palermo, Porto Empedocle, Pozzallo, Ragusa, Siculiana, Siracusa e Trapani potranno escludere le spese derivanti dall’emergenza immigrazione da quelle che rientrano nel conto del patto di stabilità interno.
EP