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Profughi. Kyenge: “Solidarietà tra Stati membri, questa riforma è un palliativo”

“Bisogna superare il criterio del Paese di primo ingresso, per  arrivare a un sistema centralizzato delle domande d’asilo. Nella proposta della Commissione solo un calcolo sulle persone da trasferire”

 

 

Strasburgo – 12 maggio 2016 – “Purtroppo con la proposta di revisione del Regolamento di Dublino ci troviamo di fronte ad una ‘rivisitazione creativa‘ del Regolamento di Dublino che si riassume con il principio: chi non accoglie paga”.

Così l’europarlamentare Cécile Kyenge (S&D-Pd) intervenuta ieri al Parlamento Europeo a Strasburgo nel corso del dibattito per riformare il Regolamento di Dublino che determina quale Stato dell’Unione Europea sia responsabile del trattamento di una domanda di asilo.

All’inizio di maggio, la Commissione Europea ha proposto di introdurre un meccanismo di emergenza che scatterebbe solo quanto un Paese è sotto pressione, e che farebbe redistribuire i profughi “in eccesso” in altri Paesi dell’Ue. I Paesi che non volessero partecipare dovrebbero pagare 250 mila euro per ogni richiedente asilo rifiutato.

 

“Si tratta – ha continuato Kyenge – di un mero calcolo di cifre di persone da trasferire da uno Stato membro all’altro con un approccio burocratico che non tiene conto di altri fattori. La proposta presentata non è che un palliativo per gli Stati di primo approdo”.

L’europarlamentare PD ha fatto riferimento al rapporto immigrazione dell’Europarlamento approvato il 12 aprile a Strasburgo e di cui è stata relatrice. “Neanche un mese fa questa aula si è espressa a favore di una revisione di fondo del regolamento di Dublino e a favore di un sistema europeo centralizzato delle domande di asilo. Abbiamo chiesto di andare oltre il criterio dello Stato membro di primo ingresso e di abbandonare una volta per tutte l’approccio emergenziale”.

“La solidarietà – ha concluso Kyenge – è un principio cardine del nostro ordinamento e non un meccanismo da far scattare quando uno Stato membro è sopraffatto”. 

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