Roma – 25 febbraio 2015 – L'instabilità della Libia "non è la causa principale degli arrivi" e un intervento della comunità internazionale in Libia, non "risoolverà alla radice", come sostiene il governo italiano, il problema degli sbarchi di profughi.
Da Filippo Miraglia, vicepresidente dell'Arci, arriva un invito ad aprire gli occhi. Il viaggio di chi parte dalle coste di Tripoli per raggiungere Lampedusa è infatti iniziato molto più lontano.
“Guerre, violenze e persecuzioni – scrive oggi Miraglia sul Maniesto -riguardano diverse aree geografiche intorno al mediterraneo e hanno costretto e costringono centinaia di migliaia di persone a cercare protezione in Europa. Non è certo impedendo di partire dalle coste libiche che diminuiranno i flussi e i morti”.
La soluzione, come quasi tutti coloro che si occupano di profughi sostengono da tempo, è invece l' apertura di canali d'ingresso umanitari verso l'Ue gestiti dall'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati. In pratica, chi ha diritto alla protezione internazionale, non dovrebbe aver bisogno di attraversare il Mediterraneo per ottenere asilo, ma potrebbe “salvato” già in Africa e inviato in un Paese sicuro.
“Oggi in Italia e in quasi tutti i paesi dell'Ue – ricorda Miraglia – i primi due gruppi per numero di rifugiati e richiedenti asilo sono quelli provenienti da Siria ed Eritrea. Se solo l'Ue si facesse carico di questi due gruppi si risolverebbero quasi la metà dei problemi relativi alla sicurezza di chi tenta di arrivare in Europa. Afgani, iracheni, nigeriani, palestinesi, tanti sono i gruppi che oggi abbandonano le loro case”.
“Basterebbe affidare all'Unchr – propone il vicepresidente dell'Arci – la gestione dei lasciapassare verso la sponda nord del Mediterraneo, con una ripartizione equa tra gli stati membri dell'Ue, per salvare un enorme numero di vite”.
A chi continua a portare avanti la “retorica della spreco e dell'invasione”, si può rispondere con i dati. Che dicono, ad esempio, che anche in un anno di “emergenza” come il 2014, in Italia sono state presentate “solo” 64 mila domande d'asilo, contro le 204 mila della Germania. O anche che con i 300 milioni di euro con cui l'Italia era pronta a cofinanziare un sistema radar nel deserto a sud della Libia, si potrebbero finanziare oltre tre anni di Mare Nostrum.
Miraglia chiude la sua riflessione ricordando l'indifferenza in cui, durante gli anni dell'Olocausto, vivevano gli abitanti delle città vicini ai campi di sterminio. “Un giorno non lontano qualcuno si rivolgerà anche a noi europei e italiani per ricordarci quel che è successo sotto i nostri occhi senza che dalla civile Europa o dal bel Paese si alzasse un coro di voci capaci di fermare il massacro”.