La Commissione prepara le sue nuove proposte. Si va dalla relocation quasi obbligatoria alla lista dei Paesi sicuri
Bruxelles – 8 settembre 2015 – Sta prendendo forma il nuovo pacchetto della Commissione europea per affrontare l’emergenza profughi. Parla di una redistribuzione di chi ha bisogno di protezione tra i vari Paesi membri, ma prevede anche nuovi strumenti per rimpatriare chi non è arrivato in Europa sfuggendo a guerre e persecuzioni.
La bozza preparata dall’esecutivo dell’Ue parte da una nuova proposta di “relocation”. Nei prossimi due anni 120 mila rifugiati arrivati in Italia, Grecia e Ungheria verranno inviati in altri Stati Ue, soprattutto in Germania (secondo le prime indiscrezioni 31.443 persone, il 26,2%), Francia (24.031, il 20%) e Spagna (14.931, il 12,04%). Gli Stati che si chiameranno fuori dovranno pagare una multa, calcolata in base al Pil, che andrà a finanziare l’accoglienza altrove.
Al di là di questa relocation, che segue quella di 40 mila rifugiati approvata lo scorso maggio, l’obiettivo è arrivare a creare un meccanismo permanente da far scattare nei casi di emergenza. Quando i flussi aumentano significativamente e improvvisamente in uno o più Paesi membri, partirebbe automaticamente una redistribuzione.
Si insiste sulla solidarietà, ma intanto si vogliono evitare strumentalizzazioni. Questo l’obiettivo della creazione di una “lista dei Paesi di provenienze sicuri”, che permetterebbe di fare subito una scrematura tra i richiedenti asilo, rimandando più velocemente indietro chi arriva da luoghi che l’Ue non ritiene a rischio. Verrebbero comunque tutelate le situazioni individuali, consentendo comunque di restare in Europa a chi in patria rischierebbe persecuzioni, ad esempio perché è un dissidente politico.
Più in generale, come chiedono tutti i governi, la Commissione vuole migliorare e rendere più veloci le procedure di rimpatrio di chi non ha diritto a restare nell’Ue. Nessuna accoglienza, insomma, per i cosiddetti “migranti economici”, che pure seguono le stesse rotte dei profughi per entrare in Europa.
Domani il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ne parlerà a Strasburgo, davanti all’Europarlamento, nel corso del discorso sullo Stato dell’Unione. Il pacchetto sarà però materialmente sul tavolo del vertice dei ministri dell’Interno Ue previsto per il 14 settembre e probabilmente all’ordine del giorno di un consiglio straordinario dei Capi di Stato e di Governo che dovrebbe tenersi entro fine mese.