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Profughi siriani. Casucci (Uil): “L’Italia si muova per tempo, chieda di distribuirli nell’Ue”

È una possibilità prevista dalla direttiva 2001/55/Ce, che sospende il regolamento di Dublino e accorda la protezione temporanea. Il sindacalista: “Non facciamoci trovare impreparati di fronte a una nuova emergenza”

Roma – 18 settembre 2013 –  La situazione in Siria e gli arrivi di questi mesi fanno temere una nuova emergenza profughi analoga, se non più grave, a quella del 2011 legata a primavere arabe e guerra in Libia.

Sono quasi cinquemila, secondo le stime dell'UNHCR, i cittadini siriani arrivati in Italia via mare dall'inizio dell'anno, buona parte dei quali solo nel mese di agosto. Spesso l’Italia dovrebbe essere solo un paese di transito, per raggiungere parenti che già vivono nel Nord Europa, ma il viaggio si ferma qui a causa delle regolamento di Dublino: chi fa domanda d’asilo deve rimanere nel primo Paese europeo in cui l’ha presentata.

 “Questo diventa un impedimento per chi vuole raggiungere parenti in altri Paesi. In genere, se uno fa la domanda in Italia e poi viaggia verso il Belgio o la Svezia, viene rispedito indietro. Questo è anche uno dei motivi per cui molti potenziali rifugiati scelgono la clandestinità per non essere individuati dalle autorità di polizia italiana” spiega Giuseppe Casucci, coordinatore nazionale del Dipartimento Politiche Migratorie della UIL.

Eppure, segnala il sindacalista, la direttiva 2001/55/Ce permetterebbe di affrontare il problema nel caso gli arrivi dei profughi siriani in Italia aumentassero sensibilmente. Disciplina infatti le “norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e sulla promozione dell'equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono gli sfollati e subiscono le conseguenze dell'accoglienza degli stessi”.

Secondo quella direttiva, segnala Casucci, “ la Commissione europea può chiedere al Consiglio UE di distribuire quote massicce di profughi, provenienti da un Paese o da una zona determinata, nei Paesi dell’Unione, secondo criteri razionali. Fu varata ai tempi della crisi in Kosovo e – da allora – non è mai stata utilizzata. Se attuata, sospende gli effetti del regolamento di Dublino, e permette una equa ridistribuzione degli sfollati nei vari Paesi dell’Unione”.  

Ai profughi verrebbe rilasciato un permesso di soggiorno per protezione temporanea. Sarebbe valido per un anno, prorogabile, di sei mesi in sei mesi, per un altro anno.

Perché il meccanismo si avvii, è però necessario l’impulso di uno dei Paesi membri dell’Unione Europea. “Speriamo che l’Italia ne faccia per tempo richiesta se si presenta la necessità e in ogni caso – conclude Casucci – non si faccia trovare ancora una volta impreparata ad affrontare una nuova emergenza rifugiati”.

 

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