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“Amici”, Mattarella saluta gli immigrati. “Ue più solidale per i profughi”

Nel suo primo discorso il nuovo Presidente della Repubblica si rivolge anche alle "numerose comunità straniere presenti nel nostro Paese". E parla dell'emergenza umanitaria nel Mediterraneo

Roma – 3 febbraio 2015 – Il nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha salutato anche gli immigrati e ha parlato anche di immigrazione stamattina nel suo discorso al Parlamento dopo il giuramento.

“Parlare di unità nazionale – ha sottolineato – significa ridare al Paese un orizzonte di speranza. Perché questa speranza non rimanga un'evocazione astratta, occorre ricostruire quei legami che tengono insieme la società.  A questa azione sono chiamate tutte le forze vive delle nostre comunità in Patria come all'estero” ha spiegato il nuovo Presidente della Repubblica.

“Ai connazionali nel mondo – ha quindi aggiunto – va il mio saluto affettuoso. Un pensiero di amicizia rivolgo alle numerose comunità straniere presenti nel nostro Paese”.

Mattarella ha parlato anche dei barconi carichi di disperati che attraversano il Mediterraneo: “Le guerre, gli attentati, le persecuzioni politiche, etniche e religiose, la miseria e le carestie generano ingenti masse di profughi. Milioni di individui e famiglie in fuga dalle proprie case che cercano salvezza e futuro proprio nell'Europa del diritto e della democrazia”.

“È  questa un'emergenza umanitaria, grave e dolorosa, che deve vedere l'Unione Europea più attenta, impegnata e solidale. L'Italia  ha sottolineato il Capo dello Stato –  ha fatto e sta facendo bene la sua parte e siamo grati a tutti i nostri operatori, ai vari livelli, per l'impegno generoso con cui fronteggiano questo drammatico esodo.

“A livello internazionale – ha aggiunto quindi Mattarella – la meritoria e indispensabile azione di mantenimento della pace, che vede impegnati i nostri militari in tante missioni, deve essere consolidata con un'azione di ricostruzione politica, economica, sociale e culturale, senza la quale ogni sforzo è destinato a vanificarsi”.

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