Roma – 12 maggio 2014 – Un'imbarcazione con a bordo circa 400 persone si è rovesciata nelle acque che separano la Libia dall'Italia.
A lanciare l'allarme è stato l'equipaggio di un rimorchiatore al servizio di alcune piattaforme petrolifere che si trovano a 50 miglia dalle coste libiche e a 100 miglie da Lampedusa. Sul posto è intervenuta la Guardia Costiera e i mezzi dell'Operazione Mare Nostrum (fregata Grecale e pattugliatore Sirio della Marina Militare), ma anche alcuni mercantili dirottatilì per prestare i primi soccorsi.
Sono stati finora salvati circa duecento migranti, ma anche recuperati diciassette cadaveri, un numero "non è definitivo", sottolinea la Marina Militare. "Non si sa ancora quante fossero le persone a bordo – ha spiega il comandante della capitaneria di porto di Lampedusa Giuseppe Cannarile – ma i superstiti dicono che fossero centinaia. Siamo sul posto e stiamo lavorando senza sosta".
È una nuova strage dopo quella di martedì scorso causata dal capovolgimento di un altro barcone partito dalle coste libiche.
Quello di oggi è ancora uno degli "episodi non sostenibili che l'Italia affronta avendo come priorità quella di salvare vite umane, ma che deve essere affrontati dall'Unione europea" ha sottolineato da Bruxelles il ministro degli Esteri, Federica Mogherini. "Lavoriamo – ha aggiunto – perché al Consiglio europeo di giugno ci siano passi avanti".
“Il Governo deve pretendere dall’Europa soluzioni condivise, urgenti, e soprattutto diverse dalla sola sorveglianza a mare. Altrimenti le stragi in mare non si fermeranno mai. Mare Nostrum non è la soluzione a regime" commenta invece il sindaco di lampedusa Giusi Nicolini, che torna a chiedere “canali umanitari controllati: se non è possibile dalla Libia allora lo si faccia dall’Egitto. La Siria è un problema che va affrontato con la gravità che merita”.