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“Gli imam? Approvati allo Stato, celebrino matrimoni”

Il parere del Comitato per l’Islam italiano. “Ma devono seguire corsi di formazione civica e teologica e sottoscrivere la Carta dei Valori”

Roma – 1 giugno 2011 – Imam “approvati” e formati dallo Stato. Un modo per dare loro facoltà aggiuntive rispetto a quelle già garantite dalla libertà di culto, come la possibilità di celebrare nelle moschee matrimoni validi anche per la legge italiana.

È la proposta del Comitato per l’Islam italiano, il gruppo di esperti nominati dal ministero dell’Interno Roberto Maroni per avere indicazioni e pareri su temi che riguardano la comunità musulmana. Tra questi, c’è la regolamentazione degli imam, che predicano e guidano la preghiera nelle moschee e sono figure di riferimento per i fedeli.

Nel diritto italiano, gli imam sono già inquadrati come “ministri di culto”, ma secondo il Comitato andrebbero, su loro richiesta, anche “approvati” dallo Stato. Come succede per i ministri di altre religioni, l’approvazione darebbe loro dei vantaggi, come la possibilità di organizzare collette, insegnare religione nelle scuole pubbliche   o (solo se sono cittadini italiani) celebrare matrimoni  con effetti civili.

I matrimoni celebrati da questi imam garantirebbero maggiori tutele, soprattutto alle donne, che ad esempio in caso di divorzio, potrebbero avvalersi di tutte le garanzie previste dalla legge italiana. Nessun rischio, invece, di legalizzare istituti del matrimonio islamico che non possono avere alcun valore civile in Italia, come il ripudio.

Gli esperti del Viminale prevedono anche interventi di  formazione, sia civica che religiosa, degli imam. E proprio una formazione adeguata, insieme alla sottoscrizione della Carta dei Valori della cittadinanza e dell’integrazione, dovrebbe entrare tra i requisiti chiesti agli imam per l’approvazione da parte dello Stato.

Enti locali, università e comunità religiose potrebbero ad esempio organizzare corsi sui principi fondamentali dell’ordinamento giuridico italiano, mentre scuole teologiche in Italia riconosciute dallo Sato potrebbero occuparsi degli aspetti confessionali. Più rischiosa, sottolinea il Comitato per l’Islam, collaborare per la formazione con istituzioni musulmane dei Paesi d’origine.

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Comitato per l’islam italiano. Parere su imam e formazione

Elvio Pasca

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