Un reportage fotografico racconta la vita degli imprenditori stranieri che vivono in Italia. È il primo capitolo del progetto culturale ‘Crossworlds‘
Roma – 22 maggio 2009 – Mario, maestro di ballo cubano, Kone, ivoriano, titolare di una ditta di lavorazione del ferro, Adrian, romeno, socio del primo centro commerciale interamente romeno a Roma, la filippina Nely, coordinatrice di un asilo nido. Sono alcuni dei protagonisti del reportage fotografico “Immigrati brava gente”. Attraverso il suo obiettivo il fotografo Giuliano Matteucci ha raccontato le loro storie, storie di imprenditori stranieri che vivono in Italia, e ha immortalato vicende che parlano di speranza e successo.
“Qualcuno dice che abbiamo paura di loro non perché vengono da fuori, ma perché vengono dal basso. Che significa basso? Sud del mondo? Gradini sociali? Soldi? Che vengano dall’alto o dal basso, da destra o da sinistra, gli stranieri sono tali e quali a noi. Alcuni bravi, altri mariuoli. Alcuni pigri, altri no. E qualcuno, come succede da noi, è baciato dal talento dell’imprenditore. Quel bisogno di fare, costruire, fallire, riprovare, pensare in proprio, sognare. Sono giovani, bravi e non si stancano mai. Forse è per questo che ne abbiamo paura”.
Con questa premessa inizia il primo capitolo di Crossworlds, un progetto culturale ideato da Etnocom etnomarketing che ha l’obiettivo di costruire una documentazione artistica sulla presenza degli stranieri in nessun modo legati a fenomeni di emergenza e criminalità. E intende farlo con la fotografia, la parola scritta, il cinema, il web e ogni altra forma espressiva.
I protagonisti della mostra sono tutti convinti che il successo sta nelle capacità, nella grinta e nella perseveranza. “A chi vuole cominciare un’attività – dice l’ivoriano Kone Pegaboh Abel –, consiglio di perseverare, non fermarsi, andare avanti mettendo in campo tutte le proprie capacità. Il valore viene sempre riconosciuto. Quando c’è, non esiste il razzismo, non importa la provenienza o il colore. Contano i fatti.”
Invece secondo Suad Omar, somala, una delle imprenditrici fotografate: “L’unione fa la forza’. Se si è uniti si può avere successo nell’intraprendere tante attività. E bisogna portare la propria cultura e tradizione, per farla diventare di tutti”. Non spaventano neppure le differenze che a volte distanziano italiani e stranieri. “La mentalità italiana e quella cinese – dice Xu Qiu Lin – sono molto diverse ma possono convivere perfettamente, e questa azienda ne è la prova. In Cina torno spesso, ma la mia vita, la mia famiglia e i miei figli sono qui. Siamo sì cinesi, ma siamo anche pratesi”.
Le foto saranno esposte fino al 5 giugno, nella facoltà di economia “Federico Caffè” dell’Università Roma Tre, in via Silvio d’Amico, 77. Oltre alla mostra, gli scatti saranno oggetto di un catalogo edito da Punctum, di un sito web dedicato e di una ‘esposizione mobile’ sui mezzi pubblici.
Antonia Ilinova