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“Io, Houssem Dalhoumi, giovane italiano ripudiato dal mio Paese”

È cresciuto in Italia e guida la consulta provinciale degli studenti di La Spezia. Ma per la legge è uno straniero. "La mia vita è cambiata a 18 anni"

Roma – 25 marzo 2015 – Italiani di fatto in attesa di diritto negato. Sono un milione, figli dell’immigrazione, e tra loro c’è anche Houssem Dalhoumi.

Nato diciannove anni fa in Tunisia, è arrivato in Italia con la sua famiglia quando ne aveva appena sette. Vive a La Spezia, qui è cresciuto, qui che  è andato a scuola con i suoi coetanei. Oggi studia economia del turismo in un istituto tecnico superiore della sua città e da qualche mese è stato eletto Presidente della Consulta Provinciale degli Studenti.

Eppure, per lui la cittadinanza italiana rimane un miraggio. Secondo la legge attuale, infatti, non può diventare italiano perché non è nato qui e perché, studiando, non produce il reddito richiesto per presentare la domanda di naturalizzazione. Viene insomma considerato un “immigrato”. Ecco la sua testimonianza, l’ennesimo appello a una riforma che riconosca finalmente come italiane le seconde generazioni:

"Mi chiamo Houssem Dalhoumi sono il Presidente della Consulta Provinciale degli Studenti della Spezia e da poco tempo ricopro anche il ruolo di coordinatore delle stesse Consulte liguri. Sono uno dei primi ragazzi di origine straniera che guida un organo istituzionale  di rappresentanza degli studenti, vado molto fiero di essere il portavoce dei miei coetanei, sono fiero di essere uno studente della scuola italiana, anche se questa ha molti problemi e molte difficoltà.

La mia elezione è stata una novità per un motivo molto particolare, sono un ragazzo straniero che presiede un organo istituzionale facente parte dello stesso Ministero dell'Istruzione. Infatti sono nato in Tunisia in una piccola città al confine con l'Algeria, ma sono cresciuto in Italia, ho fatto il mio percorso scolastico fra i banchi della scuola pubblica e adesso mi accingo a frequentare l'Università.

Non riesco a ricordarmi del giorno in cui ho messo piede sul suolo di questo  paese, mi sono sempre considerato un cittadino italiano, ma purtroppo non lo sono effettivamente, perché la mia carta d'identità riporta una cittadinanza diversa, ho un passaporto di un'altra nazione diversa da quella a cui mi sento di appartenere.

La mia vita è cambiata da quando ho compiuto il mio diciottesimo anno di età quando scoprii che lo stato italiano mi aveva ripudiato come suo cittadino, dovetti andare come qualsiasi straniero all'ufficio della questura per fare un permesso di soggiorno: per me era quasi umiliante , non riuscivo a capire come mai dovevo fare un permesso di soggiorno per restare sul suolo di questo paese.

Ma poi informandomi capii che la burocrazia aveva colpito anche me, prigioniero di una legge sulla cittadinanza tra le più arretrate d'Europa. Beffato da norme che escludono ogni diritto di "ius soli", al compimento della maggiore età.  Una legislazione che mi costringe a inseguire e  ottenere forse quel documento che certificherà ciò che in fondo già sono: italiano.

Mi definiscono  un italiano arrivato dall'altra sponda del mediterraneo, un mediterraneo che ormai si è trasformato in un cimitero fra due sponde, è un mare che testimonia la difficoltà, l'amarezza di chi lascia la propria terra e di chi scappa dalla guerra convinto di trovare  qui un posto migliore, per ricostruirsi una vita lontano dalla violenza e dall'odio razziale che un gruppo di estremisti  armati sta seminando dall'altra parte.  L'Italia è sempre stata un paese accogliente, ha sempre aiutato chi arriva sulle sue coste, dagli albanesi scappati dai Balcani ai rifugiati di guerra arrivati dalla Libia.

Sono fiero di essere un cittadino di questa patria che nei secoli è stata sempre presente con chi ha chiesto un aiuto senza mai voltargli le spalle, ma questo paese rappresenta la frontiera sud di quella che è una grande famiglia chiamata “EUROPA”. Lampedusa non è l'ultimo territorio dell'Italia, ma dell'Europa, perciò l'Europa si assuma le sue responsabilità nella gestione di questi sbarchi.

Houssem Dalhoumi"
 

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