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“L’Italia viola le convenzioni contro il lavoro forzato”

La denuncia della Cgil all’Organizzazione Internazionale del Lavoro. "Sfruttamento favorito dalle leggi sull’immigrazione"

Roma, 26 febbraio 2010 – La CGIL ha segnalato all’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) la violazione in Italia delle convenzioni internazionali contro il lavoro forzato, mettendo in evidenza le condizioni di lavoro di numerosi migranti, caso ultimo i fatti di Rosarno. Con un documento firmato dalle segretarie confederali, Morena Piccinini e Nicoletta Rocchi, il sindacato ha posto all’attenzione dell’OIL la violazione delle convenzioni internazionali n. 29 del 1930 e 105 del 1957 per l’abolizione del lavoro forzato.

“L’impostazione restrittiva delle leggi sull’accesso legale degli stranieri in Italia, una impostazione ‘securitaria’ e non promozionale dell’accoglienza e dell’integrazione, consente il riproporsi di fenomeni ricorrenti di vere e proprie condizioni la lavoro forzato di immigrati, sia regolari che irregolari, che cadono vittime di imprenditori senza scrupoli e, spesso, di vere e proprie organizzazioni criminali” scrivono Piccinini e Rocchi.

Nel documento la CGIL denuncia le condizioni di sfruttamento e di schiavitù in cui i lavoratori stranieri erano costretti a Rosarno, citando anche stralci di una ordinanza di rinvio a giudizio proprio nei confronti di sfruttatori nella piana di Gioia Tauro, a testimonianza del fatto che i fenomeni di riduzione in schiavitù sono noti e, in alcuni casi, perseguiti dall’Autorità giudiziaria.

“La mancanza, però, di idonei strumenti legislativi che favoriscono l’accesso legale in Italia dei lavoratori migranti, la conservazione dello stato di regolarità anche di fronte alla perdita del posto di lavoro, la regolarizzazione (anziché l’espulsione) nel caso di denuncia dei propri sfruttatori rendono il fenomeno dello sfruttamento dei migranti irregolari da parte di organizzazioni criminali troppo diffuso da poter essere affrontato solo in termini repressivi”, spiegano Piccinini e Rocchi nel documento e per questo criticano ancora una volta le politica del governo come “negativa e di chiusura verso l’immigrazione”.

Per la CGIL “ennesima dimostrazione ne è stato lo stralcio dell’art.48 della Direttiva europea in occasione della sua conversione in legge”, ovvero l’articolo che prevede la possibilità per il migrante vittima di tratta e sfruttamento in condizioni di schiavitù di denunciare il proprio datore di lavoro ottenendo un percorso di regolarizzazione.

Nel documento, infine, la CGIL segnala “le molte proposte sindacali, anche unitarie, per affrontare veramente la piaga del lavoro schiavistico cui sono costretti molti immigrati, senza trasformarsi, come accade oggi in Italia, in una punizione per le vittime piuttosto che per i colpevoli”.

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