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Quattro milioni di stranieri in Italia

Dossier Statistico Caritas Migrantes 2008, “sulle strade del futuro”. “I governi si impegnino in strategie durature di integrazione”

Roma – 30 ottobre 2008 – Quattro milioni di immigrati, protagonisti indispensabili per l’Italia di oggi e per quella di domani. E “lungo le strade del futuro”  è lo slogan scelto da Caritas Migrantes per presentare il Dossier Statistico Immigrazione 2008.

Il Dossier conta, al 31 dicembre 2007, 3.987.112 immigrati regolari, contro i quasi 3.433.000 registrati all’anagrafe secondo l’Istat. Una discrepanza che si spiega col fatto che nella stima Caritas/Migrantes rientrano anche quanti, arrivati di recente, non hanno ancora acquisito la residenza. Quasi 4 milioni di immigrati rappresentano il 6,7% della popolazione, più della media Ue che è al 6%.

I più numerosi sono i romeni (625mila residenti, quasi 1 milione secondo il Dossier), seguiti da albanesi (402mila) e marocchini (366mila). Poco sopra le 150mila unità ci sono i cinesi, poco sotto gli ucraini. La classifica per continenti è guidata dagli europei (52%), seguono gli africani (23,2%) e gli asiatici (16,1%), quindi gli americani (8,6%).

Il numero di presenze,  il forte aumento annuale, la tendenza alla stabilizzazione, il numero sempre più elevato di richieste di permessi per lungo-residenti (la vecchia carta di soggiorno) sono solo la riprova del fatto che l’immigrazione è ormai un fenomeno strutturale.

Il Dossier sottolinea  anche i dati che mostrano com’è permeabile la distinzione tra italiani e immigrati: nel 2006 ci sono stati 24mila matrimoni tra un partner italiano e uno straniero  (10% del totale), il doppio rispetto ai matrimoni tra stranieri (10mila). E nel 2007 ci sono state 38mila acquisizioni di cittadinanza, circa il doppio rispetto a tre anni prima, anche se le naturalizzazioni in Italia procedono a rilento rispetto al resto d’Europa.

Senza contare il “nero”, stando solo alle statistiche ufficiali, in Italia ci sono ormai più di 1 milione 500 mila stranieri occupati, con un’incidenza che supera il 10% del totale in diversi comparti. Più della metà lavora nei servizi (53,8%), oltre un terzo nell’industria (35,3%) , solo il 7,3% in agricoltura. Poi ci sono quelli (un adulto su dieci) che hanno scelto il lavoro autonomo: 165mila titolari d’impresa , 53mila soci, 85mila con altre cariche societarie, per lo più in imprese concentrate nell’edilizia (40%) o nel commercio (40%).

Il loro lavoro produce ricchezza per tutti, basti pensare che secondo Unioncamere gli immigrati concorrono per il 9% al Pil italiano. Il Dossier aggiunge anche una stima sul loro gettito fiscale nel 2007: 3 miliardi 749 milioni di euro, 3,1 dei quali come Irpef. Le rimesse dall’Italia  verso i Paesi d’origine hanno inoltre raggiunto 6 miliardi di euro, il 20% in più rispetto al 2006.

Nel 2007 sono nati 64mila bambini da coppie straniere e, se si contano anche i ricongiungimenti, i minori aumentano ormai di 100mila l’anno: sono ormai 767mila, 457mila nati qui, quindi stranieri solo “per legge”. 

Tra i banchi di scuola siedono circa 600mila alunni non italiani (6,4% sul totale), ma l’inserimento è difficile:  il 42,5% non è in regola con gli studi e fa pensare l’eccessiva canalizzazione verso il ramo tecnico-professionale. Nelle università gli studenti stranieri sono 47mila (2,6%) , una quota residua rispetto alla media Ocse (7%).

L’istat, stimando l’evoluzione della popolazione residente in Italia, ha disegnato tre scenari, ma in tutti i casi diminuirà la popolazione attiva e aumenteranno gli anziani. Il futuro dell’Italia, scrive il Dossier, non è realisticamente immaginabile senza gli immigrati, che nel 2050  a seconda delle ipotesi saranno tra gli 8,9 milioni (il 16%) e i 12,4 milioni (18%).

Dopo i dati arrivano le conclusioni politiche: non si possono più chiudere gli occhi, l’immigrazione è un fenomeno strutturale destinato ad incidere sempre più profondamente sulla società.  In quest’ottica, va superato il “complesso di Penelope” che porta ogni governo a disfare quanto fatto dal precedente.

L’immigrazione, scrivono Caritas e Migrantes, “non è regolabile unicamente sulla base delle esigenze congiunturali del mondo del lavoro, non è affrontabile con un mero atteggiamento di chiusura e non è inquadrabile unicamente nelle esigenze di ordine pubblico”.  I governi devono quindi impegnarsi in “strategie durature di integrazione”:  favorire l’impiego regolare, assecondare i ricongiungimenti, sostenere inserimento.

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Dossier Statistico 2008 Caritas Migrantes (Sintesi)

Elvio Pasca

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