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“Vietato escludere gli extraue dalle prestazioni sociali”

Il giudice boccia i regolamenti di Adro su bonus bebè e contributi all’affitto. La giunta leghista li aveva riservate ai cittadini comunitari

Roma – 23 luglio 2010 – Adro è un paesino da seimila abitanti in provincia di Brescia salito agli onori delle cronache qualche mese fa, quando  il Comune ha escluso dalla mensa  scolastica alcuni bambini perché i loro genitori non pagavano la retta. Il caso si è poi risolto con l’intervento di un benefattore che ha versato gli arretrati.

Non servirà invece un benefattore, ma una rapida marcia indietro , per far uscire la giunta leghista di Adro dal cul de sac razzista in cui si è cacciata.

Secondo il regolamento comunale, per accedere ai contributi per l’affitto bisogna essere “cittadini di uno stato facente parte dell’Unione Europea”, così come, per il bonus bebè, è richiesta la “cittadinanza di uno Stato dell’Unione Europea di entrambi i genitori”. I circa seicento immigrati extraue di Adro sono quindi esclusi.

Lo scorso aprile cinque di loro, assistiti dall’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione e dalla Fondazione Piccini, hanno portato il Comune in tribunale, avviando un’azione civile contro al discriminazione. Ieri il giudice ha dato loro ragione, stabilendo che quei requisiti sono discriminatori e quindi vanno cancellati.

Nella sentenza il giudice ha ricordato che per legge, per le prestazioni sociali, si applica  “il principio di parità di trattamento senza distinzione di razza ed origine etnica”. Il Comune ha invece introdotto requisiti che sono “esclusivamente mirati all’esclusione dei soggetti di razza e nazionalità estranee all’unione Europea dal godimento di una prestazione sociale”.

Le scelte della giunta di Adro, quindi, vanno contro la legge. Il giudice ha ordinato al Comune di eliminare il requisito della cittadinanza dai regolamenti,  pubblicizzare la novità sui giornali locali e pagare le spese processuali. Una disfatta.

Interessante, anche se perdente, la linea difensiva portata avanti dalla giunta comunale, che in una memoria giustificava le sue scelte con la “linea di governo locale premiata dal corpo elettorale locale”. In altre parole: “Ci hanno eletto? Discriminiamo quanto ci pare”.

Elvio Pasca

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