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Radar anticlandestini in Libia, pagano gli europei

Finmeccanica fornirà tecnologia a Gheddafi per intercettare chi attraversa il deserto. Il conto a Roma e Bruxelles Roma – 18 giugno 2009 – La frontiera dei respingimenti si sposterà verso sud, dal mediterraneo fino al deserto libico, dove i migranti  potranno essere intercettati, con intenti difficilmente umanitari, dalla polizia di Gheddafi. A guidare gli uomini del Colonnello saranno radar e satelliti pagati dai contribuenti italiani e, se non si tirano indietro, degli altri paesi europei.

“Nei prossimi giorni definiremo  gli interventi necessari per dare attuazione all’accordo Italia-Libia  per quello che riguarda la realizzazione di un sistema di controllo  delle frontiere sud della Libia” ha annunciato oggi il ministro dell’Interno Roberto Maroni visitando lo stand di  Finmeccanica all’ Air Show di Parigi. “Finmeccanica- ha sottolineato- è  direttamente interessata avendo sviluppato un sistema misto di  controllo radar-satellitare”.  

“Questo – ha ricordato Maroni- è  un passaggio fondamentale  per continuare la collaborazione. Oggi e domani, il premier Berlusconi e il ministro Frattini solleciteranno al Consiglio europeo perchè mantenga gli impegni presi, cosa che finora non ha fatto”.

Di questi impegni parla il trattato di amicizia tra Italia e Libia, che ha tra i suoi punti principali la collaborazione contro l’immigrazione clandestina. Se per le operazioni nel mediterraneo ci si rifà a protocolli firmati sotto il governo Prodi, all’articolo 19 si aggiunge:  “Le due parti promuovono la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle necessarie competenze tecnologiche”.

Tra queste società c’è Finmeccanica, la cui tecnologia sarà a costo zero per il colonnello Gheddafi. È infatti sempre il trattato a prevedere che “il governo italiano sosterrà il 50% dei costi, mentre per il restante 50% le due parti chiederanno all’Unione Europea di farsene carico, tenuto conto delle intese a suo tempo intervenute tra la Grande Giamahiria e la Commissione Europea”. A giudicare dal richiamo di Maroni, l’Europa sta però facendo orecchie da mercante.

Elvio Pasca

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