Non tutti i calciatori musulmani lo rispettano. Il medico Breigheche: "È una scelta personale, non deve diventare dannosa"
Roma – 24 settembre 2008 – Niente cibo ne bevande prima del tramonto: da ormai 24 giorni i musulmani praticanti seguono questa regola ferrea del Ramadan. Sono esonerate le donne in gravidanza e quelle che allattano, le persone malate o che sono in viaggio, gli anziani e coloro che svolgono lavori pesanti. Ma non i calciatori. Il Corano non pare tenga specificamente conto del fatto che partite e allenamenti potrebbero richiedere un apporto energetico diverso da quello previsto dal digiuno diurno.
"Mi dispiace, so che a Cagliari non ho dato il contributo di sempre, ma sono stanco, molto stanco". Con queste parole, confessate ai compagni di squadra, il centrocampista juventino Momo (Mohamed) Sissoko avrebbe giustificato la brutta prestazione nella partita cagliaritana. Suonerebbe un po’ strano all’inizio della stagione calcistica, se non fosse che il giocatore maliano – essendo musulmano – osserva i precetti del Ramadan. Ne parla oggi la “Gazzetta dello sport”, osservando che "nel mese caldo della Juventus, lui è stato decisivo soprattutto contro lo Zenit e l’Udinese. Due sfide notturne. Giocate entrambe dopo il tramonto”.
La scelta di rispettare il digiuno non è scontata. Molti colleghi di Sissoko non ce l’hanno fatta. Nasri dell’Arsenal, ha dichiarato: "Ogni corpo è diverso. L’anno scorso ho avuto la meningite e un infortunio alla caviglia, non me lo posso permettere". Altri giudicano certe regole religiose e lo sport di alto livello incompatibili: un esempio è Abidal del Barcellona. Mentre Dachan Mohamed Nour dichiara alla Gazzetta rosa: "Il Ramadan è una preghiera, non certo una tortura. L’Italia è una società multietnica, è bello che sappia accogliere tutti. E gli allenatori hanno buon senso. Digiunare è una libera scelta, dalla quale sono comunque esentati chi ha problemi di salute o si trova in viaggio. Non i calciatori, così come chi lavora in fabbrica".
Spiega Aboulkheir Breigheche, medico e presidente della Comunità islamica del Trentino Alto Adige: “La regola generale è quella di praticare il digiuno durante tutto il periodo del Ramadan, ma ci sono molte eccezioni. Ad esempio chi fa l’operaio in una catena di montaggio e non può assentarsi dal lavoro, prendere le ferie, potrà rimandare il digiuno ad altri periodi dell’anno. Altra alternativa è quella di dare un’elemosina – l’equivalente al costo di un pasto completo – in ogni giorno del Ramadan”.
Quanto a Sissoko, Breigheche parla di una scelta personale. “È possibile svolgere certe attività agonistiche pur digiunando – chiarisce -, ma andrebbero limitate. Nel caso specifico, l’atleta deve decidere secondo le proprie condizioni. Non si deve ne lavorare, ne digiunare a tutti i costi. La religione islamica è elastica: richiede l’applicazione dei propri precetti, ma vede con occhio di riguardo le situazioni particolari. Il digiuno ha enormi vantaggi sia per lo spirito che per il corpo, ma il suo scopo è dare beneficio alla persona che lo esercita. Se diventa dannoso, va interrotto”.
A Sissoko potrebbe quindi servire un po’ di riposo per poter tornare in forma come sempre. Ma ormai manca poco. Dovrà stringere i denti fino al 30 settembre o fino al 1 ottobre. Perché il termine del Ramadan dipende dalle fasi lunari. Dunque anche alla Juventus non resta che aspettare la luna nuova.
Antonia Ilinova