Menu

Il portale dell'immigrazione e degli immigrati in Italia

in

Raymon Dassi: “Serve un’immigrazione del fare”

"Basta con la condiscendenza. Ci vuole l’impegno di tutti, anche dei cittadini stranieri" Roma – 29 marzo 2008 –   Bisogna puntare a un’ ”immigrazione del fare”, anche gli stranieri in Italia devono muoversi, partecipare, ed tempo di agire sui problemi veri, cominciando dal rinnovo del permesso di soggiorno. La pensa così Raymon Dassi, giornalista, tra i volti più noti della scena associazionistica e sociale di Bologna,  candidato alla Camera in Emilia-Romagna per il  Partito Democratico. Arrivato dal Cameroon in Italia dodici anni fa, è oggi uno dei pochi nuovi cittadini che correranno alle prossime elezioni.

“In futuro spero che ci sia più sensibilità da parte dei partiti e più caparbietà da parte degli immigrati cittadini italiani. La mia candidatura è il risultato del mio impegno sociale e della sensibilità del Partito Democratico locale, che lo ha riconosciuto e promosso. Mi ritengo fortunato per questa opportunità, perché so di non essere l’unico a meritarla. Nella politica conta la capacità, ma anche la popolarità. E credo che la mia candidatura sia un buon segnale per tutte le persone che finora mi hanno sostenuto” dice a Stranieriinitalia.it.

Il suo impegno sociale è stato anche un osservatorio privilegiato sull’immigrazione…
"Come Presidente del Forum Metropolitano delle associazioni di stranieri di Bologna, ho cercato di allargare lo spettro di discussioni, avanzando quelle che sono le nostre opinioni in relazione e spesso in contrasto con le opinioni che la “parte italiana” avanza su di noi. Credo però di aver dato il mio contributo maggiore nel giornalismo, fondando insieme a Faustin Akafak asteriscoradio.com e il mensile cartaceo il tamburo. Abbiamo di fatto creato spazi di dialogo da dove costruiamo tutti i giorni le condizione per una società italiana più coesa, dove la diversità venga apprezzata, celebrata".

Come raggiungere questi obiettivi?

"Penso che ci sia in Italia la necessità di affermare il concetto dell’”immigrazione del fare”. Fare che cosa? Cultura, impresa, politica, tecnologia, ricerca, sviluppo, cooperazione, diplomazia, ambiente… tutto! I discorsi che ho sentito sull’immigrazione finora si basano invece su quel che chiamerei “immigrazione della condiscendenza”. Purtroppo quasi tutti i partiti ora in campo non sono stati capaci di esprimere il primo concetto e lo dobbiamo fare noi immigrati. Il programma che sosterrei con tutte le mie forze deve dunque mirare a valorizzare la capacità di fare qualunque cosa che è in ciascuno di noi. “Mettere gli immigrati nelle condizioni di adempiere ai Doveri e godere dei Diritti” è una ovvietà, che se ripetuta troppe volte, diventa pregiudizievole per la nostra dignità. Insinua uno strisciante dubbio sulle nostre qualità intrinseche di cittadini consapevoli. Va invece affermata la parità fra immigrati e italiani nativi. Avviene già nella pianificazione delle dotazioni finanziarie pubbliche, deve avvenire nella distribuzione delle stesse".

Qual è la sua posizione sul velo?
"Finché ci saranno delle donne arabe e tante altre signore straniere che non mettono il velo e anzi, sono capaci di esprimere liberamente la loro opinione contraria, io sul velo rimarrò ottimista e relativista. In Italia, ufficialmente, non è imposto il velo a nessuno, e credo che questo sia già da apprezzare. Se chi lo mette ha la volontà di farlo, non ne farei un caso di accesa discussione pubblica. Se invece si trova in un meccanismo perverso di dominazione, allora urge l’intervento dello Stato, non per il velo in se, ma per il fatto che non sia accettabile la restrizione della libertà di una cittadina, da parte di meccanismi culturali non sufficientemente criticati. Perciò inviterei tutti a riportare ogni discussione (anche quella sul velo) nella giusta dimensione. Le vere dialettiche interculturali si devono ancora intavolare in Italia, e spero che si faranno serenamente".

Quale crede che sia oggi la preoccupazione principale degli stranieri in Italia?

"Il permesso di soggiorno. È il primo dei temi per gli immigrati e ormai anche per milioni di italiani, loro amici, vicini di casa, datori di lavoro e compagni. La Bossi-Fini ha trasformato il percorso del permesso di soggiorno in Via Crucis per tutti, anche per i poliziotti che finora lo devono rilasciare. Nessuno è risparmiato dal disagio. Se la Destra vince, fino al 2013 si perpetua  lo statu quo, se non un peggioramento. Darò il mio contributo, quanto meno all’interno del Partito Democratico, affinché si arrivi a soluzioni degne di un paese rispettoso della dignità delle persone. So che è possibile!

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]
Exit mobile version