5 settembre 2012 – “In Italia stanno crescendo pericolosamente fenomeni di razzismo e di intolleranza, e una particolare recrudescenza si registra su Internet. Il rischio e’ che in momenti di crisi economica possa scatenarsi una vera e propria caccia al capro espiatorio: lo straniero, l’immigrato, il diverso, l’ebreo, il rom. Del resto non sarebbe la prima volta nella storia”.
È l’analisi del ministro della Cooperazione internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi, che sta discutendo con il ministro della Giustizia Paola Severino come “porre un argine all’odio razziale sul web” e “colpire i seminatori di odio e di violenza” . Proprio internet, come conferma anche un rapporto presentato qualche giorno fa da una rete di associazioni italiane, è infatti “uno strumento che sembra garantire agli autori di questi reati una maggiore impunità”.
“Non bisogna andare troppo lontano nel tempo – ricorda Riccardi – basta pensare alla strage dei senegalesi di Firenze o all’attentato alla scuola ebraica di Tolosa per capire quanto terroristi, estremisti e potenziali attentatori alimentino il loro odio su siti e blog a contenuto esplicitamente violento, razzista, xenofobo e antisemita”.
“La rete – premette il ministro – non va demonizzata: è uno strumento imprescindibile di comunicazione e di libertà. Ma l’allarme per l’odio razziale cresce in maniera esponenziale, specie in un periodo delicato come quella che stiamo vivendo. Per questo ritengo importante la discussione che, dopo aver ascoltato le associazioni di immigrati e le comunità ebraiche, abbiamo intavolato con il ministro Severino sull’opportunità di porre un argine all’odio razziale sul web”.
“Noi abbiamo una serie di strumenti in Italia per colpire la propaganda razzista quando si tratti di manifesti, striscioni, giornali, dichiarazioni pubbliche e siti registrati in Italia. Piu’ complicato e’, invece – l’intervento su Internet perché siti e blog a esplicito contenuto razzista, xenofobo, antisemita in lingua italiana, frequentati da utenti italiani, sono ospitati da provider con sede all’estero, in Paesi che hanno ordinamenti diversi dai nostri”.
“Per un’altra categoria di reati particolarmente odiosi, come quella della pedopornografia – ricorda Riccardi- sono stati affinati degli strumenti che consentono di limitare il fenomeno, punendo anche i frequentatori non occasionali, avviando accordi di cooperazione internazionale tra le polizie di diversi Paesi e arrivando anche a oscurare in Italia l’accesso a questi siti. Si tratta ora di capire, a livello tecnico e giuridico come questa positiva esperienza possa essere trasferita per colpire i seminatori di odio e di violenza anche sul web”.