Roma – 12 novembre 2012 – “Se c’è razzismo nello sport è perchè c’è razzismo nella società”.
Ne è convinto Liliam Thuram, ex difensore di Parma e Juventus e recordman di presenze nella Nazionale francese, che dopo l’ addio al calcio si è dedicato a tempo pieno alla sua fondazione antirazzista, attiva anche nelle scuole . “L’obiettivo –ha raccontato ieri a l’Unità –è promuovere un’educazione contro il razzismo, spiegare che razzisti non si nasce, ma si diventa”.
“Questo accade –spiega il campione – perché il razzismo ha una storia lunga; è una costruzione politica e una costruzione economica. È importante comprendere perché il razzismo esiste e non ci possiamo accontentare di criticare il razzismo ma dobbiamo comprenderne le ragioni storiche. La gerarchia delle persone in base al colore della pelle è storicamente esistita, esiste ancora e influenza le persone”.
Anche Thuram fu vittima razzismo quando era giocatore. “è accaduto –racconta – speice in campo, quando alcuni tifosi facevano ululati razzisti ai giocatori di colore. Capivo il perché. Non dimentichiamoci infatti che per secoli la gente dalla pelle scura è stata presentata come l’anello di congiunzione tra l’uomo e la scimmia. L’uomo dalla pelle chiara era descritto come superiore, quello dalla pelle s cura come inferiore, i ‘buu’ sono il retaggio di questa cultura”.
Più che gli insulti, al calciatore dava fastidio “il modo in cui i giornali commentavano lal notizia. Si limitavano a descrivere il gesto come un’azione fatta da persone stupide. Non si andava mai a fondo della questione. Se non ci si domanda le ragioni per cui il razzismo, ma anche il sessismo, siano dei fenomeni culturali della nostra società, non si potrà mai capire come migliorare le cose”.