Forse temendo una condanna per discriminazione, e il conseguente danno economico e di immagine, Genialloyd ha fatto marcia indietro. Ma quante altre compagnie assicuratrici hanno deciso di seguire il suo esempio?
Marocchino? 2400 euro
Abbiamo fatto un’indagine, fingendoci immigrati trentenni che assicurano per la prima volta un’auto e chiedendo un preventivo online ad un campione di 12 compagnie (Genertel, Quixa, Directline , Linear, Dialogo, Sara, Zurich, Antonveneta, Ina assicurazioni, Hdia, Axa, Allianz Subalpina). Abbiamo scoperto che tre di queste, Quixa, Zurich Connect e Hdi, adottano ancora il criterio della cittadinanza per variare le loro tariffe.
Qualche esempio? A parità di condizioni, cittadinanza esclusa, con Quixa si possono pagare da 1300 euro annui se si è cittadini italiani fino a 2400 euro se si è marocchini. Con Zurich Connect gli italiani pagano poco meno di 1300 euro mentre tutti gli immigrati considerati da noi (romeni, maroccini, ucraii e albanesi) pagano 1523 euro. Infine, con Hdi gli italiani pagano 1200 euro, gli albanesi 1600, marocchini, ucraini e romeni 1724.
Abbiamo quindi chiesto conto di questa scelta alle tre compagnie. Hdia ci spiegato invece che abbandonerà presto le tariffe “etniche”: “Rinunceremo agli effetti della variabile cittadinanza dal primo luglio, con l’entrata in vigore della prossima tariffa. La rinuncia comporterà di distribuire su tutti gli assicurati gli effetti della maggior sinistrosità (documentabile) di alcune cittadinanze, non tutte, diverse dall’italiana”.
Una buona notizia, dunque, per tutti i cittadini stranieri che in questi anni hanno continuato a pagare diverse centinaia di euro in più rispetto agli assicurati italiani. Un po’ meno per gli italiani, sui quali la compagnia, non rinunciando agli introiti, spalmerà la maggiorazione.
Le assicurazioni: "Con cittadinanza cambia anche il rischio"
Zurich Connect, invece, non molla. “Il fattore cittadinanza, secondo comprovate evidenze statistiche, rappresenta uno dei fattori che predice la rischiosità, ed entra quindi nella determinazione del premio finale, insieme agli altri fattori (come età, professione, tipologia di auto, provincia, etc); a tale elemento, infatti, corrisponde una tipologia di comportamento di guida e, di conseguenza, una tipologia di rischio.”
Molto simile la risposta di QUixa: "La determinazione del premio assicurativo si basa sull’osservazione statistica di numerosi parametri, che concorrono a determinare il rischio a cui la compagnia si espone in relazione ad ogni polizza venduta. Ciascuna variabile, compresa la cittadinanza, è caratterizzata, infatti, da una differente sinistrosità ed è in base a questa misura puramente statistica che il premio finale subisce oscillazioni. Non c’è, quindi, nessun intento discriminatorio".
Una linea difesa anche dall’associazione nazionale imprese assicuratrici (Ania), che ha partecipato anche a un tavolo tecnico su questo tema con l’ Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali e l’Istituto di Vigilanza del settore assicurativo.
L’Ania ci scrive che “il parametro della nazionalità, una volta verificata la sua validità su base statistica e ferma la libera scelta dell’impresa in merito al suo impiego, agisce al pari di tutti gli altri fattori che differenziano il rischio e che vengono applicati senza alcuna motivazione discriminatoria riferibile alla persona in sé né tantomeno sulla base preconcetti di natura etnica o razziale.”
L’associazione porta come esempio “la differenziazione del premio tra assicurati italiani residenti in aree territoriali diverse” che “deriva essenzialmente dalle differenti attitudini al rischio espresse dalla frequenza di causare sinistri e dal loro costo medio di risarcimento e non certo da un atteggiamento discriminatorio delle imprese”.
L’avvocato: "Legge vieta discriminazioni"
È davvero così? Le assicurazioni possono fare differenze tra italiani e immigrati appellandosi alle statistiche sugli incidenti? L’avvocato Alberto Guariso, che ha seguito il caso Genialloyd, è convinto di no.
“Continuare a fare questa differenza tra italiani e stranieri è incomprensibile e illegale. L’articolo 43 del testo unico per l’immigrazione è molto chiaro e prevede che per l’accesso a beni e servizi non si deve fare differenze tra italiani e stranieri. Nel nostro ordinamento giuridico non sono ammissibili svantaggi di alcun genere, come pagare di più l’assicurazione, collegati a fattori vietati” dice l’avvocato.
“Se si scopre che i calvi fanno più incidenti – ironizza Guariso – è possibile far pagare di più i calvi, perchè questo non è un fattore vietato. Se però si scopre che gli stranieri fanno più incidenti, cosa che peraltro anche nella causa non è stata affatto dimostrata, non è possibile farli pagare di più, perchè la nazionalità è appunto un criterio che la legge vieta di utilizzare per differenziare le prestazioni”.
A quanto pare, a chi non vuole pagare l’assicurazione più degli italiani rimangono due strade. Rivolgersi a un giudice o scegliere una compagnia che non fa differenze.
Marco Iorio