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Reato clandestinità. Cgil: “Ritorno dei medici spia”

Cozza: "Il ripristino del divieto di segnalare i clandestini negli ospedali è vanificato dal reato di clandestinità che obbliga i pubblici ufficiali alla denuncia"

Roma – 4 aprile 2009 – "No al ritorno del medico spia. È una scelta irresponsabile per il diritto alla salute individuale e collettiva". Parola di Massimo Cozza, segretario nazionale della Fp Cgil medici, secondo cui l’introduzione del reato di clandestinità nel Ddl sicurezza, "obbliga i camici bianchi e tutti gli operatori sanitari alla denuncia degli immigrati clandestini".

"Il giusto ripristino del divieto di segnalazione, con l’abrogazione in Commissione dell’emendamento della Lega Nord – sottolinea in una nota Cozza – viene vanificato dall’introduzione del reato di clandestinità che obbliga i pubblici ufficiali alla denuncia, a partire dai medici del Ssn. Tutti i sindacati medici, confederali e autonomi, hanno già chiesto una modifica del testo in Aula". Per Cozza, "il medico-spia va eliminato in modo certo senza pasticci o imbrogli. Si tratta di un atto di civiltà, di buon senso e di rispetto dei principi costituzionali e deontologici".

"Anche perchè – aggiunge – già l’effetto annuncio ha provocato un allontanamento dalle strutture sanitarie da parte degli immigrati per paura di denunce e se queste diventeranno effettive potranno determinare una ben più diffusa fuga dai servizi sanitari pubblici, con pericolose conseguenze per la loro salute e per la tutela della salute collettiva”.

Facendo queste considerazioni Cozza chiede “quale prevenzione si potrà fare in casi come la Tbc o di possibile diffusione della febbre suina, quando chi dovrebbe essere curato e diagnosticato potrà essere denunciato dal medico pubblico per il reato di clandestinità?".

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