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Regolarizzazione e lavoro nero, il fallimento della sanatoria: solo il 34% delle domande è stato analizzato

Roma, 15 settembre 2021 – Da quasi un anno, migliaia di stranieri attendono una vera regolarizzazione del lavoro nero promessa dall’allora ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova. In tempi di Covid era stata promessa un’accelerazione, svolta che in realtà non è mai avvenuta. Solamente un terzo delle più di 207 mila domande di emersione, infatti, è stato definito dalle prefetture. E i ritardi non sono mancati.

Lavoro nero e regolarizzazione, esaminate solo il 34% delle domande

Di fatto, quindi, solamente il 34% delle domande di regolarizzazione del lavoro nero è stato definito: 71 mila su 207 mila. Di queste, 60 mila sono state accettate, mentre 11 mila rifiutate tra dinieghi e rinunce. L’85% ha riguardato colf e badanti. Altre 64 mila pratiche, poi, ancora sono in attesa di pareri e integrazioni. I numeri parlano chiaro: la sanatoria è stata un vero e proprio fallimento. Soprattutto perché non ci si è avvicinati nemmeno lontanamente all’obiettivo: regolarizzare oltre 600 mila lavoratori irregolari presenti in Italia. Se si analizza il settore agricolo, secondo l’Osservatorio Placido Rizzotto della Cgil, sono stati 450 mila i lavori sfruttati solamente nel 2020, e di questi 180 mila pare abbiano lavorato in condizioni “prossime alla schiavitù”. Di fatto, però, i braccianti agricoli sono stati esclusi.

“Io avrei incluso tutte le categorie, ma ho combattuto da sola, per l’ostilità del premier Conte e della collega Catalfo: l’allora ministra del Lavoro propose che la regolarizzazione si facesse per un solo mese… Un insulto a chi voleva emergere”, ha commentato Teresa Bellanova, ammettendo il fallimento. Con tutte le sue incongruenze, si è creato un territorio nel quale i braccianti immigrati in possesso di ricevuta delle Poste che ne attesti l’attesa del primo permesso di soggiorno, possono lavorare, ma allo stesso tempo devono aspettare anche mesi per potersi iscrivere all’anagrafe o all’Asl. O per trovare una residenza. “Sì, si poteva fare in modo più semplice, se parte della politica non costruisse una narrazione di paura sui migranti. Avrei voluto subito personale dedicato.

So bene che la ministra Lamorgese ha dato indicazioni di priorità alle prefetture, ma per reperire personale è dovuta ricorrere a un bando europeo”, ha aggiunto poi Bellanova.

Al momento, però, qualcosa sembra muoversi: al ministero del Lavoro infatti è stato istituito un Tavolo Caporalato per definire le “linee guida per tutelare e prendere in carico” le vittime dello sfruttamento agricolo. L’obiettivo è proprio quello di agevolarne l’integrazione, creando un corridoio facile e protetto per chi voglia uscire dalla schiavitù.

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