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Regolarizzazione: licenziare la colf costa caro

Chi interrompe il rapporto di lavoro prima di firmare il contratto non è più coperto dalle sanzioni contro immigrazione clandestina e sommerso

Roma – 30 ottobre 2009 – Tirarsi indietro non conviene. Guai a licenziare la colf o la badante prima di portare a termine la regolarizzazione con la firma del contratto di soggiorno.

Chi interrompe ora il rapporto di lavoro, ha chiarito il ministero dell’Interno, incorre in tutte le sanzioni previste per chi dà lavoro irregolarmente a un immigrato senza permesso di soggiorno. La legge prevede da sei mesi a tre anni di reclusione e una multa di 5000 euro, che si aggiunge alle altre previste normalmente per il sommerso, che possono arrivare anche a decine di migliaia di euro.

Cosa succede al lavoratore licenziato? il Viminale non lo dice espressamente, ma se la sua chance di regolarizzarsi sfuma, lo aspetta una denuncia per clandestinità e quindi l’ espulsione. Non si fa infatti riferimento a  un eventuale permesso per trovarsi un altro lavoro.

Ad ogni modo, non vale la pena rischiare, tanto più che ormai, col versamento del contributo forfetario di 500 euro, il grosso è fatto. Basterà aspettare la convocazione e quindi firmare il contratto di soggiorno presso lo sportello unico per l’immigrazione, così il lavoratore potrà chiedere il permesso. Solo a quel punto sarà possibile interrompere senza conseguenze il rapporto di lavoro.

La situazione cambia quando non si porta a termine la regolarizzazione per cause di forza maggiore, come succede, ad esempio, se muore la persona assistita da una badante.

Solo questo caso, dice il ministero, se il familiare del defunto ha i requisiti previsti dalla legge, può subentrare e accollarsi il rapporto di lavoro, anche modificandolo in collaborazione domestica. Se non ci sono le condizioni o la volontà per un subentro, al lavoratore può essere rilasciato un permesso per attesa occupazione.

Scarica la circolare del ministero dell’Interno


Elvio Pasca

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