Roma – 20 marzo 2014 – Il Mediterraneo non deve essere una frontiera, ma il cuore della politica estera italiana ed europea. Non è chiudendosi che l’Europa sarà più sicura.
Lo ha detto ieri il presidente del Consiglio Matteo Renzi intervenendo alla Camera in vista del Consiglio europeo che si terrà oggi e domani a Bruxelles.
“Una delle cifre del semestre europeo e del lavoro di queste primissime settimane di azione del Governo – ha spiegato – è tentare di affermare, con grande determinazione e forza per quanto possibile, il valore di una politica estera europea che vada oltre la gestione delle emergenze e che sia capace di avere nel Mediterraneo il cuore naturale della nostra azione" ha detto premier ricordando il suo viaggio in Tunisia e il vertice a Roma con la Libia. “Per questo sottolineiamo come il Mediterraneo debba uscire da una dimensione di frontiera dell'Europa per essere il centro dell'azione di sviluppo del nostro Paese e dell'Unione europea”.
“Questo, naturalmente –ha aggiunto – senza dimenticare l'attenzione che ha portato, per esempio, questa notte, all'interno dell'operazione «Mare Nostrum», le nostre strutture – che vorrei ringraziare una ad una – ad intervenire per salvare 2.077 persone all'interno del nostro mare nostrum, 2077 persone. Credo che, da questo punto di vista, sia particolarmente significativo che teniamo insieme le due cose senza uno sguardo ideologico per cui si pensa che, chiudendosi, saremo in grado di essere più sicuri”.
“Noi abbiamo bisogno di pattugliare, di controllare, di presidiare e di avere una capacità profonda di intervento, a partire dai singoli Paesi d'origine, e poi di pattugliamento da parte dei nostri mezzi, ma, contemporaneamente, di affermare che il Mediterraneo è quel luogo privilegiato della politica continentale che porta, ad esempio, a considerare un valore che l'Italia insista sul tema dell'attenzione alle «primavere arabe», con tutte le difficoltà, le contraddizioni, i limiti e gli squilibri che quel processo ha messo in atto”.
“A qualche decina di chilometri da noi, dalle nostre coste, esiste una grande questione culturale, direi morale, civile e, per alcuni aspetti, politica, per tanti aspetti politica, che è quella che si collega al nostro sguardo sul Mediterraneo”