La portavoce dell’agenzia dell’Onu sugli ostaggi eritrei. "Problema molto più ampio"
Roma -7 dicembre 2010- Continuano a piovere critiche sulla politica dei respingimenti adottata dal governo italiano. Oggi è tornata sull’argomento la portavoce dell’Alto Commisario dei rifugiati Onu (Unhcr), Laura Boldrini.
Intervenendo al Senato sul caso dei 250 eritrei tenuti in ostaggio nel deserto del Sinai, è tornata a "puntare il dito" contro l’accordo Italia-Libia, denunciando come "l’unico risultato ottenuto da questo accordo è stato quello di rendere più difficile la fruibilità del diritto di asilo a chi ne ha i requisiti".
Per la Boldrini, l’Italia in questo modo, nega il diritto costituzionalmente garantito di richiedere l’asilo politico, contemporaneamente riduce gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo e chiude anche le frontiere.
A sostegno del suo monito, la rappresentante Onu, ha riportato le domande di asilo politico arrivate in Italia nel 2008 che ammontavano a circa 31 mila richieste, in linea con i dati pervenuti in Europa. "Quest’anno invece -ha anticipato Boldrini – le richieste dovrebbero scendere a non più di 10 mila".
La portavoce dell’agenzia Onu ha poi parlato degli ostaggi eritrei, sottolineando come il probema sia molto più ampio e che in zone del mondo come l’Eritrea e la Somalia c’è un’impossibilità di fuggire e raggiungere luoghi più sicuri: "esiste un imbuto che impedisce a queste persone di poter presentare domande di protezione umanitaria".
Secondo la portavoce Onu, con i respingimenti non si fa altro che spostare il problema dei flussi migratori verso il Medio Oriente, ovvero in zone in cui in cui i problemi sono molto più difficil da risolvere che in Europa.
Marco Iorio
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