Roma – 23 gennaio 2014 – Nelle prime ore di martedì scorso un’imbarcazione con a bordo ventotto persone si è capovolta al largo delle coste greche. Una donna e un bambino sono morti, ma ci sono anche dieci dispersi.
Secondo il racconto dei 16 sopravvissuti sopravvissuti e delle Guardia Costiera Greca, spiega l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), a bordo c’erano 26 afghani e 2 siriani. La barca è stata intercettata nel Mar Egeo del sud poco dopo mezzanotte a seguito di un guasto meccanico, apparentemente diretta dalla Turchia alla Grecia e si è capovolta mentre veniva scortata da un vessillo della Guardia Costiera.
I sopravvissuti, portati sull'isola di Leros, hanno riferito all’UNHCR che al momento del naufragio, l’imbarcazione era scortata verso la Turchia. "Le autorità indaghino su questo incidente e sul motivo per cui queste vite siano state perse su un’imbarcazione che già era a rimorchio", ha dichiarato Laurens Jolles, Delegato UNHCR per il Sud Europa. "Inoltre i sopravvissuti devono essere rapidamente trasferiti in altre località, così da poter rispondere in maniera più adeguata alle loro necessità."
Se il racconto dei sopravvissuti venisse confermato, le autorità greche avrebbero condotto un respingimento in mare, simile a quelli che hanno fruttato all’Italia nel 2010 una condanna da parte della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo. Scortando i barconi in Libia, l’Italia non aveva infatti garantito il diritto dei profughi a cheidere asilo e li aveva esposti al rischio di rimpatrio nel Paese d’orogine o di maltrattamenti in Libia.
Sul caso interviene anche l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’ Immigrazione.
"Considerato che quanto avvenuto al largo delle coste greche, se confermato, assume contorni di eccezionale gravità”, l'ASGI chiede “alle autorità amministrative e giudiziarie greche di fare piena chiarezza su quanto avvenuto assumendo con tempestività le misure necessarie a sanzionare i responsabili anche sotto il profilo delle responsabilità penali, e chiede altresì alla Commissione Europea di adottare con fermezza e maggiore tempestività rispetto al passato tutte le misure necessarie a garantire che detti respingimenti illegittimi cessino immediatamente in Grecia e a vigilare affinchè essi non si verifichino in altri Stati dell'Unione".