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Riace, la favola del paese rinato grazie ai rifugiati

Nel borgo calabrese spopolato dall’emigrazione, oggi grazie ai nuovi abitanti riaprono scuole e botteghe. Per Wim Wenders, che ci ha girato un film, è “la vera utopia”. Se ne parla il 4 luglio un convegno a Roma

Roma – 29 giugno 2011 – Riace è un paesino con meno di duemila anime a cui guarda tutto il mondo e non solo per i guerrieri di bronzo ritrovati nel suo mare. È infatti diventato l’epicentro di un interessantissimo esperimento di accoglienza dei rifugiati.

 

Da qualche anno, questo borgo calabrese spopolato dall’emigrazione è rinato grazie a curdi, afghani, eritrei o cittadini di altri Paesi ai quattro angoli del mondo fuggiti da guerre e persecuzioni. Tutti accolti dal sindaco Domenico Lucano, che in questi nuovi abitanti non ha visto un problema, ma linfa vitale per quello che rischiava di diventare un paese fantasma.

Le case abbandonate dagli emigrati adesso ospitano le famiglie dei rifugiati e i loro bambini hanno permesso alla scuola del paese di riaprire i battenti. Intanto, nelle botteghe chiuse da anni per mancanza di clienti è rinato l’artigianato tradizionale, dalla ceramica alla tessitura della ginestra, affidato alle mani di chi a Riace si sta ricostruendo una vita. L’ inizio di un circolo virtuoso che ha rilanciato anche il turismo.

È ancora indispensabile, certo, il contributo pubblico  (Riace è inserita nel Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, finanziato dal Fondo Asilo), ma l’assistenza qui è diventata un volano per il rilancio dell’economia locale. Anche di questa esperienza si parlerà a Roma lunedì prossimo,durante il convegno “L’incontro possibile” dedicato ai progetti di accoglienza di immigrati e rifugiati.

La storia di Riace è al centro di un  documentario in 3D girato nel 2009 da Wim Wenders.  ”Ho visto un paese capace di risolvere, attraverso l’accoglienza, non tanto il problema dei rifugiati, ma il proprio problema: quello di continuare a esistere, di non morire a causa dello spopolamento e dell’immigrazione. E ho voluto  raccontare questa storia in un film che ha come attori i veri  protagonisti” spiegò il regista tedesco.

Intervenendo a Berlino a un summit dei Premi Nobel per la Pace, Wenders disse che  ”questa storia  deve farci riflettere su come sia possibile far convergere l’obiettivo dell’accoglienza con quello dello sviluppo locale. La vera utopia –aggiunse –  non e’ la caduta del muro, ma quello che e’ stato realizzato in alcun paesi della Calabria, Riace in testa”.

EP

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