Roma – 24 luglio 2012 – L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha presentato qualche giorno fa al governo una serie di “Raccomandazioni sugli aspetti rilevanti della protezione dei rifugiati in Italia”. Il documento (qui la versione integrale) tocca tutti gli aspetti della protezione internazionale, dall’accesso al territorio, alla presentazione delle domande, dall’accoglienza alle procedure di riconoscimento, fino agli interventi per migliorare l’integrazione di chi è arrivato in Italia per sfuggire a guerra, violenze e persecuzioni.
L’Unhcr parte dal principio del “non refoulement”, facendo riferimento alla condanna inflitta all’Italia dalla Corte di Strasburgo per i respingimenti verso la Libia. Negli accordi contro l’immigrazione regolare andrebbero sempre previste clausole di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Espulsioni, intercettazioni e respingimenti dovrebbero sempre tutelare i destinatari dal rischio di allontanamenti a catena verso Paesi dove rischierebbero persecuzioni e altre violazioni dei diritti umani.
Particolare tutela meritano i minori non accompagnati o comunque separati da genitori o altri adulti che erano responsabili per loro. L’Unhcr chiede al governo italiano di individuare un organo con specifica competenza sui questi minori bisognosi di protezione internazionale. Servirebbero poi linee guida per identificarli, standard comuni per accoglienza e assistenza e una procedura multidisciplinare per determinarne l’età.
Sull’accesso alla procedura di asilo, l’Alto Commissariato chiede una registrazione delle domande “senza ritardi” anche nei Cie, insieme ad adeguata informazione, assistenza legale, interpreti e al rilascio di un documento che permetta ai richiedenti asilo l’immediato accesso all’assistenza sanitaria e ad altri servizi sociali. Raccomanda poi di non rinviare richiedenti asilo in Grecia, finchè il Paese “non fornirà sufficienti garanzie per un’effettiva protezione”.
Andrebbe migliorata la qualità delle procedure di riconoscimento della protezione internazionale, favorendo ad esempio l’informatizzazione delle domande, garantendo una scelta adeguata dei membri delle Commissioni Territoriali, che andrebbero formati e aggiornati costantemente, così come gli interpreti. Andrebbe poi garantita la possibilità di impugnare le bocciature delle domande di protezione anche a chi non ha mezzi finanziari, permettendo che il richiedente rimanga in Italia finchè il giudice non prende una decisione definitiva.
Riguardo alle condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo, l’UNHCR chiede all’Italia di garantire una disponibilità di posti adeguata, con standard alti e uniformi, nelle varie tipologie di strutture (CARA, SPRAR; centri delle aree metropolitane e “Piano di accoglienza per i migranti” dell’emergenza Nord-Africa), non limitando l’assistenza a un massimo di sei mesi. Andrebbero inoltre ampliate le misure particolari previste per i soggetti più vulnerabili, come minori non accompagnati, donne sole o in gravidanza, disabili e vittime di tortura e violenza sessuale.
Altri interventi dovrebbero migliorare l’integrazione dei rifugiati, come la revisione di norme e prassi amministrative che oggi ostacolano il riconoscimento di titoli di studio e qualifiche professionali, matrimoni, ricongiungimenti o iscrizioni anagrafiche. Andrebbe favorito l’accesso alla cittadinanza italiana, così come l’equiparazione ai soggiornanti di lungo periodo, con il rilascio della carta di soggiorno. Anche dai mezzi di comunicazione dovrebbe arrivare un’informazione corretta, che non alimenti razzismo, xenofobia e odio razziale.
Infine, l’Unhcr si fa qualche conto in tasca, notando che se nel 2008 l’Italia finanziò le sue attività in altre regioni del mondo con oltre 30 milioni di euro, successivamente il contributo è sceso fino ai 5 milioni dello scorso anno, che ci pongono al 25mo posto della lista dei Paesi donatori. Di qui la richiesta di tornare ai livelli medi degli scorsi anni, ma anche di prevedere la deducibilità dalle tasse delle donazioni provenienti da privati.
Elvio Pasca