Roma – 28 febbraio 2012 – “No allo ius soli puro e no al politically correct della sinistra”. In una lettera pubblicata oggi su Europa, Francesco Rutelli torna sul tema del riforma della cittadinanza, dopo l’ intervista che la scorsa settimana ha suscitato diverse polemiche sia nel Terzo Polo che nel Partito Democratico.
“Le mie posizioni pubbliche – scrive Rutelli – sono di motivato contrasto dell’ideologismo multiculturale; e l’intervista pubblicata dal Giornale, mi ha consentito di tornare su un tema che considero cruciale: la necessità di smantellare alcuni lasciti insostenibili del politically correct di sinistra”.
Come si potrebbe assumere lo ius sanguinis, come già avviene, per assicurare la cittadinanza ai remoti eredi dei nostri emigranti (anche quelli che non parlano affatto l’italiano) e, contemporaneamente, lo ius soli per assicurare la cittadinanza a chiunque nasca, magari casualmente, sul nostro territorio nazionale?” chiede il leader di Api, parlando di una “macroscopica contraddizione”.
“Noi – continua – siamo un paese di transito, molto più che di arrivo. Consentire automaticamente la cittadinanza italiana – e dunque europea – a chiunque partorisca in Italia sarebbe tout court assurdo”.
Dopo l’intervista di Rutelli al Giornale, diversi esponenti del Pd e di Fli gli hanno contestato che lo ius soli puro non è tra le ipotesi di riforma. “Ma non vi siete accorti – controbatte – che proprio questo principio (“Introduzione dello ius soli”, Atto senato 3020) è oggetto di un disegno di legge presentato tre mesi fa dall’intero gruppo del Pd al senato (Marino primo firmatario, il capogruppo Finocchiaro e i vicecapigruppo Zanda e Latorre, l’adesione di singoli aderenti ai gruppi Api- Fli, Udc e Misto, e di tutto il gruppo Idv)”?
“Si tratta di una posizione che esiste, eccome, che è del tutto legittima – conclude Rutelli – e con cui voglio confrontarmi”.