Una norma transitoria permetterà anche ai figli degli immigrati ormai maggiorenni di beneficiare delle nuove regole. Martedì prossimo il voto alla Camera
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AGGIORNAMENTO
Cittadinanza per i figli degli immigrati. Sì della Camera alle nuove regole
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Roma – 8 ottobre 2015 – La riforma della cittadinanza sarà retroattiva. Salverà cioè anche i figli degli immigrati che hanno ormai più di vent’anni e rischiavano di rimanere tagliati fuori.
Lo prevede una norma transitoria (si attende il testo ufficiale) approvata oggi in Aula alla Camera, grazie a un emendamento presentato dalla maggioranza.
In particolare, potranno chiedere di diventare italiani quelli che sono nati in Italia o sono arrivati in Italia quando avevano meno di dodici anni, hanno frequentato qui per almeno cinque anni uno o più cicli scolastici e hanno risieduto “legalmente e ininterrottamente negli ultimi cinque anni nel territorio nazionale”. Avranno un anno di tempo dall’ entrata in vigore della riforma per presentare la domanda, ma il ministero dell’Interno avrà sei mesi di tempo per dare il via libera o bocciarla per motivi di sicurezza nazionale.
Un altro emendamento ha permesso di far valere lo ius soli anche per i figli dei cittadini comunitari, come romeni e polacchi, dei quali ci si era dimenticati nel testo approvato in Commissione. Saranno italiani quelli nati qui se la madre o il padre sono titolari del “diritto di soggiorno permanente”.
Per quanto riguarda gli extracomunitari, rimane invece il requisito della carta di soggiorno (permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo) per uno dei genitori per far scattare lo ius soli a favore dei bambini nati in Italia. L’Aula ha infatti respinto l’emendamento di Sinistra, Ecologia e Libertà che voleva sostituirlo con un’anzianità di soggiorno regolare di almeno cinque anni.
Oggi l’Aula ha terminato l’esame e il voto di tutti gli articoli della riforma. Il voto finale è invece previsto per martedì mattina, ma a questo punto l’approvazione è scontata. Il testo passerà poi al Senato.
Ricapitoliamo, quindi, i punti principali della riforma:
I bambini nati in Italia saranno italiani per nascita solo se i genitori hanno il permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo (extraue) o il “diritto di soggiorno permanente” (Ue). Altrimenti, come gli altri bambini non nati in Italia, ma arrivati qui entro i dodici anni, dovranno prima frequentare uno o più cicli scolastici per almeno 5 anni e, se si tratta delle elementari, concluderle positivamente.
Diverse le regole per i ragazzi arrivati in Italia entro i 18 anni di età. Potranno diventare italiani dopo sei anni di residenza regolare e dopo aver frequentato e concluso un ciclo scolastico o un percorso di istruzione e formazione professionale. In questo caso, però, non si tratterà di un diritto acquisito, ma di una “concessione”, soggetta quindi a una certa discrezionalità da parte dello Stato.
Elvio Pasca