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Rifugiati (Cir): “Dal consiglio europeo sull’immigrazione risposte insoddisfacenti”

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati esprime la sua delusione per le conclusioni cui è giunto il Consiglio Europeo sul tema della migrazione

Roma, 26 ottobre 2013 – "Dobbiamo riconoscere che c’è stato un cambiamento importante nel linguaggio utilizzato al Consiglio Europeo: si parla in maniera diffusa dei principi di solidarietà e collaborazione che dovranno impregnare le future politiche europee, e questo ci sembra un risultato della politica portata avanti con fermezza dal Governo Italiano. Ma siamo allo stesso tempo fortemente delusi perché non sono state introdotte le misure per l’apertura di canali di ingresso legale e protetto nel territorio dell’Unione per le persone che hanno bisogno di protezione internazionale".

E' quanto dichiara Chirstopher Hein direttore del CIR.

"Con le operazioni di soccorso – sottolinea Hein –  si potrà cercare di limitare le vittime nel Mediterraneo, ma senza l’apertura di un canale umanitario non si potrà evitare che altre persone rischieranno le loro vite in disperati viaggi via mare. Speravamo nei visti umanitari, nella possibilità di chiedere asilo nei Paesi di transito, nel re insediamento: tutto questo è assente".

"Su questo versante le uniche risposte concrete identificate dal Consiglio Europeo – prosegue il direttore del Cir –  sono quelle che rafforzano i sistemi di sorveglianza e controllo che per la prima volta vengono messi in agenda come compiti europei che dovranno essere portati avanti dall’agenzia Frontex. Sicuramente un riconoscimento importante alla posizione dell’Italia, ma il tema del soccorso in mare deve essere però coniugato, e questa sembra una grande assenza, con il rispetto del diritto d’asilo. Quali saranno le regole di ingaggio delle operazioni Frontex? Dove verranno fatti sbarcare i migranti intercettati"?

“Deve essere chiaro per l’Italia, come per gli altri Paesi Europei – spiega Hein – che né la Libia né l’Egitto possono essere considerati porti sicuri: le missioni di pattugliamento devono servire per mettere in salvo vite e portarle sul territorio dell’Unione Europea. A questo proposito l’enfasi messa nel sottolineare l’importanza della cooperazione coi paesi terzi, che nelle intensioni del Consiglio Europeo dovrebbe rendere più efficace anche il ritorno dei migranti, deve obbligatoriamente sottostare al rispetto degli obblighi internazionali nei Paesi di confine e di transito per garantire la dignità umana e il diritto alla protezione. Ad oggi fare accordi con la Libia che impediscano l’arrivo dei rifugiati o che favoriscano la loro riammissione sul territorio è semplicemente inimmaginabile.”

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