Roma – 23 agosto 2013 – "I rifugiati e i richiedenti asilo, nonostante le dolorose esperienze che hanno dovuto superare nella loro vita, affrontano la loro situazione con notevole coraggio, intraprendenza e creativita'. Essi credono con tutto il cuore che il futuro offrira' loro un cambiamento, con nuove possibilita' e sono fiduciosi di poter ricostruire la propria vita".
Lo scrive oggi sull'Osservatore Romano Joseph Kalathiparambil, vescovo segretario del Pontificio consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti. E ricorda: "Personaggi come Miriam Makeba, Albert Einstein, Salvador Dali', Anna Frank, Marlene Dietrich, Victor Hugo, Fre'de'ric Chopin hanno raggiunto uno status speciale nella societa', dopo aver superato tante difficolta'. Ed erano dei rifugiati".
"L'arrivo di richiedenti asilo in un Paese o in una regione e' solo l'inizio di un lungo processo", sottolinea il vescovo. "Innanzitutto, si deve provvedere a organizzare aiuti di prima necessita', nel pieno rispetto dell'essere umano, sia nei campi profughi sia nei Paesi di arrivo. La persona non puo' rimanere in un campo profughi o in un rifugio in quanto ogni essere umano ha bisogno di un focolare".
Kalathiparambil ricorda le "tre soluzioni durevoli" individuate negli anni dalla comunita' internazionale: "il rimpatrio volontario, l'integrazione locale e il reinsediamento in un Paese terzo". Secondo il vescovo, questi sono "i modi piu' promettenti per garantire un futuro a coloro che fuggono".