Roma – 28 gennaio 2013 – Entrambi somali. Venticinque e trenta anni. Vivevano di espedienti, sono morti sabato notte soffocati e bruciati da un fuoco di cartoni che avevano acceso per scaldarsi, nel sottopassaggio di Corso Italia a Roma, dove dormivano.
Le vittime dell’ennesima tragedia dei senzatetto erano rifugiati, persone fuggite da guerra e persecuzioni alle quali, teoricamente, il nostro Paese ha assicurato protezione. Un “paradosso” denunciato appena un mese fa dal New York Times, in un servizio dedicato al “fallimento dell’Italia nell’assistere e integrare le persone alle quali ha riconosciuto l’ asilo in base alle sue leggi”.
In quel reportage di parlava del Salaam Palace, edificio alla periferia sud di Roma occupato da centinaia di richiedenti asilo e rifugiati che vivono in condizioni disumane. Solo uno dei volti del degrado in cui sono abbandonati quanti non riescono a rientrare nei pochi posti garantiti dai programmi pubblici di assistenza.
Oggi l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) esprime il proprio cordoglio per la morte di due somali. “Questa drammatica vicenda – spiega una nota – evidenzia ancora una volta la necessità di ampliare la rete di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati assicurando un adeguato sostegno all’inserimento socio economico delle persone che fuggono da violenze e persecuzioni”.
“Solo nella capitale – ricorda l’Unhcr – si stima siano oltre 1.700 i richiedenti asilo e rifugiati, incluse famiglie con minori, che vivono in situazione di grave emarginazione sociale, e sono in aumento gli insediamenti spontanei e le occupazioni di edifici abbandonati. Le autorità diano una risposta che permetta di affrontare in maniera più adeguata i problemi relativi all’assistenza ed all’integrazione, garantendo ai beneficiari di protezione internazionale l’effettivo godimento dei loro diritti”.
EP