I magistrati bresciani dichiarano inapplicabile l’arresto dei clandestini. Il procuratore Paci:"La normativa italiana è incompatibile con i parametri comunitari"
Dopo i casi di Firenze e Milano , ieri è stato il turno di Brescia che attraverso una circolare del procuratore capo Nicola Paci, ha reso noto dell’applicazione, da parte dei magistrati bresciani, della normativa che non considera più legittimo l’arresto degli immigrati per il reato di clandestinità.
La direttiva europea 115/2008 aveva dato all’Italia due anni di tempo per adeguarsi ai parametri comunitari e il termine è scaduto il 24 dicembre scorso.
Durante la conferenza stampa di ieri, a seguito del maxi arresto di una banda dedita al traffico internazione di clandestini, il procuratore Paci ha spiegato le novità che seguiranno all’applicazione della direttiva europea “Ci consente d’azzerare l’operatività di una norma interna nazionale (legge Bossi-Fini) che era quella che sanzionava con una pena molto elevata il soggetto che non ottemperasse all’ordine d’espulsione del Questore. Questa norma italiana in quanto contrastante, contraria, incompatibile con parametri comunitari, ormai si rende inapplicabile.”
"In Procura siamo stati pronti – prosegue Paci – a recepire questo indirizzo comunitario che fa piazza pulita di ipotesi di reato che erano state formulate sotto spinte legislative molto condizionate da impostazioni ideologiche”.
La direttiva, ha spiegato il Procuratore, prevede che l’immigrato clandestino debba essere messo in condizione di lasciare il paese volontariamente entro un tempo compreso tra una settimana e un mese.
Marco Iorio