Roma – 15 novembre 2012 – I programmi di rimpatrio volontario degli immigrati, compresi quelli arrivati con l’Emergenza Nordafrica, sono in buona parte finanziati da fondi europei.
Lo ha ricordato ieri il ministro per i rapporti con il Parlamento Piero Giarda, rispndendo nel corso del question time alla camera a un’interrogazione leghista.
I deputati del Carroccio si erano allarmati apprendendo che si vuole incentivare il rientro in patria dei profughi della “primavera araba” anche attraverso “il pagamento del viaggio e la corresponsione di 1.500 euro a carico dello Stato”. “Una scelta indifendibile nell’attuale situazione economica” denunciavano con la loro interrogazione.
Giarda ha confermato che per i profughi che “hanno visto negata la richiesta di protezione internazionale o si trovano in possesso di un permesso umanitario scaduto o in scadenza” è stata pensata anche una “rimodulazione dei programmi di rimpatrio volontario ed assistito già previsti dal decreto-legge n. 89 del giugno dello scorso anno”. “Tali programmi – ha aggiunto – sono attuati attraverso l’apposito Fondo europeo per i rimpatri, alimentato con specifiche risorse messe a disposizione prevalentemente dall’Unione europea”.
Quel Fondo, ha ricordato il ministro, “prevede sussidi di prima sistemazione e indennità di reintegrazione nel Paese di origine”, “è stato oggetto di riprogrammazione al fine di rendere il ritorno volontario assistito uno strumento il più possibile efficace e funzionale” come previsto dall’intesa tra Governo, regioni ed enti per il superamento dell’emergenza nord Africa e “rientra tra le misure raccomandate e incentivate dalla Commissione europea”. Inoltre, attraverso lo stesso Fondo, “vengono finanziate anche operazioni di rimpatrio forzato di cittadini extracomunitari irregolarmente presenti nel territorio nazionale”.
La risposta del ministro non è piaciuta ai leghisti. “Ovviamente non ci riteniamo soddisfatti della risposta. Questo Governo profugo – ha commentato a deputata Emanuela Munerato – non si rende conto o fa finta di niente della grave crisi del lavoro che stiamo attraversando. Non capiamo il rimpatrio assistito. Dare 1.500 euro ad ogni andrà ad incidere negativamente sulle casse dello Stato, realizzando inoltre un’evidente discriminazione nei confronti dei nostri giovani”.
Strano, comunque, che il Carroccio “non capisca” il rimpatrio assistito. Il segretario della Lega Roberto Maroni era infatti ministro dell’Interno quando fu varato il decreto legge 89/2011 che ha introdotto il rimpatrio assistito nell’ordinamento italiano e c’è proprio la sua firma sotto le Linee Guida che lo hanno disciplinato per filo e per segno.
Elvio Pasca