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Rimpatri. Unhcr al Parlamento: “Attenzione ai diritti”

“Troppi 18 mesi nei Cie, introdurre una norma esplicita sul non refoulement”. Messaggio al Parlamento prima della conversione del dl sui rimpatri

 

Roma – 12 luglio 2011 – “Mantenere o introdurre disposizioni piu’ favorevoli alle persone interessate, nel rispetto degli obblighi internazionali sui diritti umani e sull’asilo”. È la raccomandazione inviata ieri dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) al Parlamento,  impegnato nella conversione del decreto legge sui rimpatri.

“L’Unhcr valuta positivamente l’introduzione nell’ordinamento italiano, nel contesto del recepimento della Direttiva Rimpatri, del rimpatrio volontario assistito cui possono accedere anche persone in situazione irregolare e persone colpite da provvedimento di respingimento o espulsione”, scrive l’Alto Commissariato.

“Desta invece forte preoccupazione l’estensione della durata massima del trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione (Cie) fino a 18 mesi – denuncia l’Unhcr – senza che siano previsti un rafforzamento delle garanzie e dei diritti dei soggetti trattenuti, ne’ un adeguamento delle condizioni dei cie e dei relativi servizi”.

Pertanto, l’Unhcr raccomanda di limitare la durata massima del periodo di trattenimento e, in ogni caso, di prevedere maggiori garanzie per le persone trattenute. In particolare, come previsto dalla Direttiva, si sollecita il rilascio immediato nel caso in cui il trattenimento non sia giustificato in assenza di ragionevoli prospettive di eseguire l’allontanamento.

Inoltre, prosegue il documento, “l’Alto Commissariato sostiene con forza l’introduzione di un esplicito riferimento al principio di non respingimento (non-refoulement), richiamato dalla Direttiva stessa in diversi punti”. Il principio del non refoulement vieta di riportare i profughi in Paesi dove sarebbero comunque esposti a rischi, ed è stato spesso invocato per bloccare i respingimenti verso la Libia.

“Per quanto concerne il divieto di reingresso nel territorio nazionale, applicato al momento dell’avvenuta espulsione, la Direttiva Rimpatri stabilisce che esso non debba pregiudicare per il futuro la possibilità di chiedere asilo” spiega l’Unhcr che pertanto” ritiene essenziale prevedere misure che garantiscano ai richiedenti asilo l’accesso al territorio ed alla relativa procedura di riconoscimento, in particolare nel caso in cui un individuo diventi bisognoso di protezione internazionale a causa di sopravvenuti cambiamenti della situazione personale o del paese di provenienza”.

Infine, “l’Unhcr raccomanda che i principi normativi e le garanzie introdotte dalla Direttiva Rimpatri siano rispettati per qualsiasi provvedimento di allontanamento dal territorio, quindi anche nell’ambito delle procedure di respingimento realizzate in frontiera”.

 

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