Roma – 23 aprile 2012 – Il rimpatrio col bavaglio diventa un caso diplomatico. L’Algeria protesta con l’Italia per il trattamento riservato a due suoi cittadini, ai quali la Polizia martedì scorso ha tappato la bocca con nastro adesivo su un volo da Roma a Tunisi.
Ieri, dopo che il caso è finito sui media italiani e internazionali grazie alla foto scatta da un passeggero, il ministero degli Esteri algerino ha convocato il nostro ambasciatore d’Italia Michele Giacomelli. Come ha spiegato un portavoce del minsitro, al nostro diplomatico è stata espressa la ”protesta veemente delle autorità algerine”, contro un trattamento ritenuto ”violento, umiliante e inaccettabile”.
Giacomelli ha incontrato il segretario di Stato per la comunità nazionale all’estero, una sorta di “ministro dell’emigrazione”, Benattallah Halim. Questo lo ha invitato a ”trasmettere alle autorita’ italiane” la posizione di Algeri, in attesa di ricevere ”spiegazioni”.
Sul caso, intanto, indaga la procura di Civitavecchia ed è stata avviata anche un’ inchiesta interna da parte della Polizia di Stato. Venerdì, intervendo alla Camera dei Deputati, il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, ha definito l’uso del nastro adesivo “un comportamento che la coscienza collettiva percepisce come offensivo alla dignità della persona”.
L’appello del Cir e dell’Unione Forense per i Diritti Umani
Il Consiglio Italiano per i rifugiati e l’Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani, impegnati per promuovere in Algeria una gestione del diritti d’asilo e delle migrazioni sulla base del rispetto della dignità umana, al fianco della Commissione algerina di difesa dei diritti umani e altri enti nazionali, condannano come inaccettabile il trattamento inumano e degradante cui sono stati sottoposti cittadini algerini dalla Polizia italiana.
“Vogliamo ricordare – scrivono in una nota – che la Convenzione europea sui diritti umani vieta la tortura e il trattamento inumano in qualunque circostanza e senza eccezione alcuna. Nessun comportamento umano può legittimare metodi di costrizione come quelli applicati nei confronti dei due cittadini algerini respinti a Tunisi il 17 aprile scorso su un volo Alitalia”.
Le due associazioni chiedono alle autorità italiane “di istituire un programma che faccia si che i voli di rimpatrio siano monitorati da enti indipendenti, come perfino l’Agenzia FRONTEX si propone, affinché in futuro non si ripetano azioni che ci riempiono di vergogna, anche nei confronti dei nostri colleghi algerini”. Chiedono inoltre che “finalmente il crimine della tortura, del trattamento inumano e degradante, venga incluso nel codice penale italiano come obbligatoriamente previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura di cui l’Italia è firmataria”.
EP