I sindacati protestano con due sit in al Viminale e al Ministero dell’Interno. Loy (Uil): "Strutture non in grado di gestire le domande"
ROMA – Cgil, Cisl e Uil protestano contro i fortissimi ritardi dei rinnovi dei permessi di soggiorno e la paralisi dei flussi d’ingresso. Il 17 luglio in due sit in di fronte al ministero dell’Interno e al ministero della solidarietà sociale i rappresentanti dei tre sindacati e delegazioni di lavoratori stranieri chiederanno al governo "misure immediate" per uscire dall’emergenza.
A sette mesi dalla partenza, la macchina che gestisce i rinnovi ancora non funziona. "Poste Italiane dice di aver già trasmesso al Ministero dell’Interno il 90% delle pratiche, ma su 600mila domande presentate fino a oggi sono appena 40mila i permessi rilasciati. La situazione è ormai grave anche nelle province dove in passato si rinnovavano i permessi in tempi accettabili, col nuovo sistema c’è stato un livellamento al peggio" spiega a stranieriinitalia.it Guglielmo Loy, responsabile immigrazione della Uil.
La direttiva e le successive circolari sui diritti di chi attende il rinnovo non sembrano sufficienti. Ci sono datori di lavoro che si rifiutano di assumere o di rinnovare il contratto a chi non ha un permesso valido per paura di incorrere in sanzioni, così come stranieri che, nonostante le indicazioni del Viminale, hanno paura di rimanere bloccati nei Paesi d’origine perché le autorità locali potrebbero non considerare valido il cedolino.
Di qui la necessità di un intervento legislativo. "Bisogna dare valore più cogente alla richiesta di permesso, deve essere la legge, non una circolare, a dire che chi presenta la domanda entro i termini deve avere gli stessi diritti di tutti gli altri immigrati regolari. Il governo potrebbe varare un decreto ad hoc per uscire dall’emergenza" propone Loy. Ma anche il decreto non risolverebbe il problema di fondo: "È evidente che il Viminale non riesce a gestire la lavorazione delle domande".
Al di là di chi accetta le domande, bisogna investire nella struttura che le trasforma in permessi di soggiorno, aumentando il personale. E le risorse? "Il rinnovo viene pagato profumatamente, oltre ai 30 euro che vanno a Poste, ce ne sono altri 40 che incassa lo Stato: invece di disperdersi nel bilancio generale andrebbero utilizzati per garantire un servizio efficiente".
Chi attende il rinnovo può almeno contare sul cedolino, più difficile la situazione dei lavoratori, delle famiglie e delle imprese coinvolte nei flussi 2006. Anche su questo fronte non si è ancora concluso l’esame delle domande e così il blocco delle assunzioni costringe molti a rimanere in patria in attesa di un visto e tantissimi invece, già qui, a continuare a lavorare in nero, senza diritti.
"Si piange sui conti dell’Inps e non si fa niente per permettere a centinaia di migliaia di immigrati di iniziare a versare i contributi. Se poi consideriamo che chi si mette in regola inizia immediatamente a pagare anche le tasse, anche in questo caso ci sarebbero tutte le risorse per pagare straordinari e interinali negli uffici che smaltiscono le domande" sottolinea il sindacalista della Uil. "Intanto, vista la latitanza di un decreto flussi per il 2007, c’è di fatto un blocco dell’ingresso regolare. Lo scorso autunno ci fu un primo incontro per programmare le nuove quote, poi solo silenzio".
(5 luglio 2007)
Elvio Pasca