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Rom: il Parlamento Europeo boccia la Francia

A Strasburgo votata la proposta del centrosinistra che censura la politica francese di espulsioni dei rom

Roma, 9 settembre 2010 – Il Parlamento Europeo ha adottato la risoluzione sui Rom proposta dal centrosinistra che censura la politica francese di espulsione dei Rom.
 
La Proposta è stata adottata con 337 voti a favore contro 245 e 51 astensioni.

La risoluzione di censura approvata  in sessione plenaria, esprime "grande preoccupazione per le misure di espulsione prese dalle autorità francesi e di altri paesi nei confronti dei Rom e sollecita tali autorità all’immediata sospensione di tutte le espulsioni".
 
Nel testo della risoluzione si legge ancora: "Il diritto di tutti i cittadini dell’Unione e dei membri delle loro famiglie di circolare e soggiornare liberamente in tutta l’Ue è uno dei pilastri della cittadinanza dell’Unione stessa, come definito dai Trattati".
 
La Francia, spiegano in una nota della risoluzione, sostiene che lo smantellamento dei campi e le "espulsioni volontarie" si sono svolte nel quadro della legge della Repubblica e delle regole europee. 
 
Il testo riporta la "profonda preoccupazione" anche per le polemiche successive alle iniziative francesi che hanno acceso una "retorica incendiaria e discriminatoria" sui rimpatri dei Rom, dando risalto alle dichiarazioni di gruppi di estrema destra.
 
Infine la  risoluzione, votata oggi, ricorda che "le espulsioni di massa sono vietate dalla Carta dei Diritti Fondamentali e dalla Convenzione europea per la protezione dei diritti umani e delle Libertà fondamentali, quindi tali misure sono in violazione dei trattati e delle leggi della Ue, visto che le espulsioni sono una discriminazione su base razziale ed etnica che viola la direttiva sulla libertà di libera circolazione".
 
Insieme alla risoluzione contro le espulsioni è stata bocciata anche la raccolta delle impronte digitali dei Rom espulsi.

Infine Il Parlamento Europeo esprime (nel punto 10) la sua contrarietà e risentimento  per la tardiva e limitata risposta della Commissione Europea che in qualità di guardiana dei Trattati e nel dovere di verificare l’aderenza delle azioni degli stati membri alle leggi primarie della Ue; avrebbe dovuto agire con tempestività. 
 
 
  
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