Roma – 6 marzo 2012 – Dal 1 gennaio 2007 rumeni e bulgari sono cittadini europei e, in quanto comunitari, hanno diritto all’assistenza sanitaria solo se in possesso di alcuni requisiti ovvero se lavoratori o se titolari di tessera TEAM (Tessera Europea di Assicurazione Malattia – la tessera rilasciata dal proprio paese di origine e che ha validità europea).
Non tutti i rumeni o bulgari presenti sul territorio nazionale hanno però questa tessera, a causa delle gravi carenze del sistema sanitario nei loro paesi d’origine. Questi neocomunitari si ritrovano quindi a essere privi di copertura sanitaria qualora siano disoccupati, lavorino in nero in Italia o siano familiari a carico.
Per risolvere questo problema la gran parte delle regioni italiane ha sostituito il codice STP (quello che viene fornito agli Stranieri Temporaneamente Presenti, cioè ai migranti senza permesso di soggiorno) con il codice ENI (Europei Non Iscritti) che ha le stesse caratteristiche e dà diritto alle stesse prestazioni previste dal codice STP e dal Testo Unico sull’Immigrazione.
“La Regione Lombardia ha emanato una circolare che stabilisce che i cittadini comunitari hanno sì diritto alle prestazioni indicate dalla legge, ma non ha definito quale codice possa essere attribuito a questi pazienti al posto dell’STP” denunciano oggi i volontari del Naga,associazione di volontariato milanese che ha un ambulatorio per i migranti. “La normativa vigente in Lombardia – aggiungono – ha dunque solo un valore formale e riconosce il diritto alla salute solo sulla carta”.
Casa per la Pace, Comunità Sant’Angelo, Centro Internazionale Helder Camara e Naga hanno seguito nei mesi di novembre e dicembre 2011 oltre 200 pazienti (adulti e bambini), con gli obiettivi di stimare l’entità del fenomeno della mancata assistenza sanitaria a cittadini comunitari rumeni e bulgari a Milano, stimare la gravità del fenomeno (patologie implicate) e verificare nella pratica il comportamento delle istituzioni sanitarie milanesi.
“I risultati di questa indagine ci permettono di confermare che nei fatti i cittadini rumeni e bulgari sprovvisti di tessera TEAM e residenti in Lombardia, anche se affetti da patologie importanti ma non urgenti, possono essere curati solo dalle associazioni di volontariato e hanno paradossalmente meno diritti dei cittadini non comunitari irregolarmente presenti” spiegano i volontari.
Ne è nato un appello all’Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia. Chiede che tutti i romeni e bulgari abbiano accesso ai medici di medicina generale e i loro bambini ai pediatri di base e alle vaccinazioni obbligatorie, che i consultori diano piena assistenza alle donne gravide, che si garantiscano le vaccinazioni obbligatorie e che in ogni ospedale sia organizzato un presidio di riferimento per i pazienti neocomunitari.
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Il rapporto