"Non c’è posto per chi non considera l’Italia la propria prima o seconda patria"
Milano – 17 settembre 2008 – “Nessuna battaglia contro le moschee. Noi crediamo nell’integrazione dei musulmani in Italia, nel dialogo e nella conoscenza reciproca, in luoghi di culto trasparenti, dignitosi e proporzionati alle effettive esigenze delle comunità islamiche locali, e rifiutiamo la strumentalizzazione dell’Islam per fini politici, l’integralismo, il radicalismo e la logica della ghettizzazione. Qui non c’è posto per chi non considera l’Italia la propria prima o seconda patria”.
Il ministro per le Politiche comunitarie Andrea Ronchi torna a ribadire i presupposti per una reale integrazione della comunità musulmana. Lo fa in occasione dell’incontro – avvenuto ieri nella moschea di via Meda a Milano – con l’imam Yahya Pallavicini, vicepresidente del Coreis, (Comunità religiosa islamica).
Ronchi ha ringraziato il Coreis ”per l’importante attività, che spesso passa sotto silenzio, a favore del dialogo interreligioso e dell’integrazione” e ha indicato alcune linee di indirizzo in tal senso: ”per le moschee rilancio l’ipotesi del referendum consultivo per le nuove strutture, che non devono essere sovradimensionate, in modo che siano accettate dalla comunità e non si faccia tutto in fretta ma con i tempi corretti, e poi vanno rispettate le regole”.
Pallavicini, d’accordo con il ministro, ha spiegato che ”l’incontro ha anche un valore simbolico perchè è il giorno centrale del Ramadan: dobbiamo mantenere sempre aperto il dialogo e bisogna dire ‘no’ alle strumentalizzazione dell’integralismo. Le ‘guerre sante’ – ha scherzato – bisogna dichiararle per la pace e bisogna fare un lavoro di prevenzione contro la violenza rispettando le leggi e le regole del nostro Stato. Noi per esempio abbiamo preparato e formato 20 imam che parlano italiano”.
Posizioni concordi anche sulla moschea di viale Jenner che per anni è stata al centro di polemiche: ”Pur non entrando nel merito della buona fede – ha detto l’imam – la gestione ha creato problemi evidenti che hanno portato a pregiudizi nei confronti dei musulmani e degli italiani. E poi c’è stato degrado che ha creato disordine sociale. Ci vuole trasparenza nella gestione”. ”Credo di parlare chiaro – ha concluso il ministro – lavoriamo con chi è disponibile a integrarsi nella nostra comunità e non con l’Ucoii. Bisogna rilanciare la Consulta per l’Islam italiano e la Carta dei valori interreligiosi”.
Ieri il ministro Ronchi ha anche commentato l’assassinio del giovane ragazzo di colore avvenuto a Milano pochi giorni fa. ”Il barbaro omicidio di Abdul Salam Gruibe è un atto di feroce violenza da condannare duramente, ma per la dinamica dei fatti ricostruita dagli inquirenti non può essere ricondotta sotto una matrice razzista. Mi auguro che gli autori di questo atto efferato restino in prigione lungamente. In ogni caso – aggiunge il ministro – è sempre utile ribadire che il razzismo non può trovare spazio nella nostra società civile e va condannato in ogni forma esso si manifesti".
a.i.