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Rosarno, via gli immigrati e rase al suolo le baracche

Il ministro dell’Interno Maroni: ”Suppliremo alle carenze delle autorità locali ma lo Stato c’è” Reggio Calabria, 11 gennaio 2010 – Sono più di mille gli immigrati che hanno lasciato Rosarno dopo i disordini degli ultimi giorni. Secondo i dati ufficiali, diffusi dalla Questura di Reggio Calabria, 428 sono stati trasferiti al Centro di prima accoglienza di Crotone, altri 400 al Centro di prima accoglienza di Bari e altri 300 hanno lasciato con mezzi propri la Piana di Gioia Tauro a bordo di treni diretti a Nord.

E’ stato completato lo svuotamento delle due ex fabbriche utilizzate dagli extracomunitari come dormitori, l’ex Opera Sila in località Spartivento e l’ex fabbrica Rognetta. Ieri mattina sono anche iniziate le procedure di smantellamento di tutti i luoghi dove gli immigrati hanno trovato rifugio, su indicazione della Prefettura di Reggio Calabria.

”Oggi siamo più poveri”, ha detto don Pino Varrà, parroco della Chiesa di San Giovanni Battista, dopo la partenza forzata degli immigrati e rivolgendosi ai rosarnesi ha lanciato un appello a dimostrare ancora una volta ”l’accoglienza e la fraternità” dimostrata negli ultimi 25 anni, quando i primi stranieri sono iniziati ad arrivare nella Piana di Gioia Tauro. ”Chi ha partecipato alla rivolta ha sbagliato” ha detto dal pulpito don Pino, precisando che ”chi ha inveito contro gli extracomunitari non è la maggioranza della popolazione”. Il parroco ha concluso sostenendo che ”bisogna ribellarsi alla violenza ma non con altra violenza”.

Il ministro dell’Interno Roberto Maroni assicura intervistato su ‘SkyTg24’: "Interverremo in tutte le situazioni al Sud" simili a quella di Rosarno, dovendo "supplire" alle carenze delle autorità locali. Il titolare del Viminale ricorda che "la sanità è di competenza delle regioni" e le Asl non si sono mosse, come nemmeno "i datori di lavoro" e "le associazioni di categoria".

Inoltre, sulla manifestazione degli immigrati prevista il primo marzo, Maroni dice che ”Il primo marzo è un giorno come gli altri, la legge viene applicata anche il primo marzo”, mettendo in chiaro che non ci sarebbero deroghe: ”La legge dice che se c’è un clandestino le forze dell’ordine lo identificano e prendono poi i provvedimenti di espulsione – si limita a dire – e il primo marzo è un giorno come gli altri”.

Intanto, sono ancora otto gli extracomunitari ricoverati in ospedale dopo i ferimenti subiti nei giorni scorsi. Nessuno di loro è in pericolo di vita e si trovano negli ospedali di Reggio Calabria, Gioia Tauro e Polistena. Stanno ricevendo assistenza quotidiana dall’associazione Libera e da Medici Senza Frontiere, oltre a volontari della zona. Complessivamente sono 21 gli immigrati rimasti feriti negli scontri, 14 i cittadini rosarnesi refertati e medicati, 10 poliziotti e 8 carabinieri. Nel corso degli incidenti sono state danneggiate anche due auto della Polizia.

Il bilancio degli arrestati è di dieci persone, di cui sette extracomunitari e tre rosarnesi. Uno di essi è figlio di un esponente di spicco della cosca di ‘ndrangheta Bellocco e un altro ha precedenti per omicidio colposo. Sulle loro posizioni si è in attesa delle disposizioni del gip che dovrebbero arrivare domani. Diverse altre persone sono state denunciate per altri reati. Le forze dell’ordine sono ancora nella zona con un presidio di alta vigilanza.

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