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Saamiya, l’olimpionica morta sul barcone, era incinta

Il medico che la soccorse a Lampedusa: “Schiacciata sul fondo, non c’è stato nulla da fare”. Riccardi: “È la rappresentazione plastica della disperazione dei rifugiati. Che vanno distinti dai migranti economici e accolti”

Roma  -30 agosto 2012 – Saamiya Yusuf Omar, l’atleta somala morta su un barcone approdato a  Lampedusa lo scorso marzo, era incinta al quarto mese. Un particolare rivelato ieri dal medico che l’ha soccorsa invano e che rende ancora più tragica la vicenda dell’olimpionica che aveva rappresentato il suo Paese ai Giochi di Pechino nel 2008, per poi trovare la morte in un viaggio della speranza verso l’Italia.

Saamiya partì dalle coste libiche il 13 marzo, su un gommone di nove metri nel quale erano ammassate circa sessanta persone. La Guardia costiera lo intercettò il 17 marzo, ma per lei e altri quattro compagni non c’era più nulla da fare, “affogati e schiacciati dai compagni di viaggio nel ventre ormai molle di quel gommone sgonfio” ha raccontato al Mattino Giuseppe Saviano, ufficiale medico  dell’Ordine di Malta, che ha riconosciuto il volto della ragazza nella foto pubblicate dai giornali.

“È stata la prima persona che abbiamo soccorso. Già rantolava – ricorda Saviano –  e non aveva più riflessi pupillari, stava morendo. L’abbiamo messa in sicurezza ma non c’è stato nulla da fare. Alcuni avevano gravi ustioni caustiche perché si erano rovesciati addosso le taniche di benzina per il viaggio e il sole aveva fatto il resto. Lei invece era morta schiacciata nel fondo della carretta. Ed era incinta di almeno 4 mesi. Per settimane non ho fatto che pensarci”.

Quella morte, commenta oggi sullo stesso quotidiano il ministro dell’integrazione Andrea Riccardi, “è la rappresentazione plastica della tragedia somala e della disperazione dei rifugiati che sfuggono da un destino di morte e di persecuzione e che affidano il loro futuro, e nel caso di Saamiya anche del figlio,a una barca instabile e alle onde del mare incerto”.

Riccardi ribadisce la necessità di “distinguere tra la vicenda dei rifugiati, per i quali vi sono obblighi internazionali e costituzionali da osservare scrupolosamente, da quella dell’immigrazione a carattere economico”. “Credo – aggiunge il ministro .-  che negli ultimi tempi abbiamo fatto notevoli passi avanti di accrescere il senso dell’accoglienza”.

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